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Maroni: spacco la faccia a qualcuno

L'ira dell'ex ministro dell'Interno dopo le voci secondo cui vorrebe sostituire Reguzzoni alla guida dei deputati per gestire i soldi

Lucia Esposito
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L'apice della tensione in casa Lega è stato toccato a metà della riunione della segreteria politica di ieri. È successo quando Roberto Maroni, stufo di incassare malignità sul suo conto, ha guardato negli occhi Umberto Bossi annunciando di ritirare la candidatura a capogruppo alla Camera. Poi l'ex ministro dell'Interno s'è rivolto direttamente al presidente dei senatori Federico Bricolo, seduto a poca distanza da Rosi Mauro: «Le voci contro di me arrivano dal Senato. Informa il gruppo che, se becco chi le mette in giro, passo alle vie di fatto», facendo intendere di esser pronto ad assestare qualche sganassone. «Sì, gli spacco la faccia» ha aggiunto Bobo subito dopo, tanto per essere sicuro di non essere frainteso. «Io sono tra i fondatori della Lega» ha poi ricordato. «Sono cose vergognose fatte circolare contro di me» ha tuonato. Le voci a cui fa riferimento Maroni raccontano che vorrebbe sostituire Marco Reguzzoni alla guida dei deputati per gestire i quattrini del gruppo. Così potrebbe investirli nel progetto di un nuovo partito politico, del quale avrebbe addirittura già depositato il simbolo. Circostanze seccamente smentite da Maroni. La reazione dei suoi rivali interni non s'è fatta attendere, e mirano a fargli terra bruciata intorno. Se nei mesi scorsi i nemici numeri uno erano i sindaci - definiti “maroniani” - come il veronese Flavio Tosi o il varesino Attilio Fontana, ieri è stato il turno di Matteo Salvini, colpevole di aver chiesto chiarimenti per la faccenda dei soldi investiti in Tanzania. A un certo punto della riunione, sembrava quasi che il problema non fossero le operazioni di Belsito (che Maroni, Calderoli e Castelli hanno appreso dalla stampa) ma proprio la richiesta di spiegazioni avanzata dall'europarlamentare milanese. Quello che è certo è che la base è letteralmente inferocita. Sul sito non ufficiale dei giovani padani scrivono: «Padania ladrona la Tanzania non perdona». Forever94 aggiunge: «Poveri militanti, vittime dello spread stellare esistente tra le parole dei suoi vertici e la realtà». E poi: «Alla faccia dei tanti che, mano al portafoglio, sostengono i propri sogni in camicia verde e le ambizioni dei vari Trota della situazione». “Antogismo” attacca: «Calderoli dove sei? Non dici niente? Ti interessa solo il cotechino del prof Monti?», con riferimento alla polemica dell'ex ministro contro il cenone di Capodanno a Palazzo Chigi. E Danilo domanda: «Ma Belsito non si vergogna?». Gli altri partiti ci inzuppano il pane. «Stupisce sentire la mattina i vertici della Lega tuonare contro le rimesse di denaro all'estero degli immigrati e poi scoprire, il pomeriggio dalla stampa, che il partito di Bossi investe all'estero i propri soldi» ringhiano alcuni parlamentari del Pd. Che annunciano: «A noi interessa, e sarà oggetto di una interrogazione parlamentare, fare luce sugli aspetti controversi di questa vicenda. A cominciare da quelli fiscali. È bene che i responsabili leghisti, di cui danno conto i giornali, chiariscano in sede parlamentare e non solo in quella, se sono state o meno rispettate le norme in materia fiscale che lo Stato italiano prevede in questo caso di operazioni». Attacca pure il Fli: «Trovo abbastanza singolare che un partito faccia investimenti di quella natura con soldi pubblici. Se si  trattasse di finanziamenti privati, sarebbe ancora astrattamente  concepibile, ma in caso di fondi pubblici non mi sembra corretto» dice Antonino Lo Presti. Parole che non vengono raccolte da via Bellerio. Dove col passare delle ore resta ben visibile il fumo della battaglia. Maroni sorride: «Se non faccio il capogruppo avrò più tempo per stare sul territorio». In tutto questo, Calderoli con chi deciderà di stare?

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