Albania, il gioco sporco di Repubblica: "Una deportazione con i soldi pubblici"
Repubblica ci prova in tutti i modi a confondere le idee. E ovviamente lo fa contro il governo. L'ultima trovata? Mettere in bocca parole che l'intervistata non dice. Ma non solo, perché qua non si tratta di una parola a caso, ma del termine tanto controverso "deportazioni". Il quotidiano diretto da Mario Orfeo approfitta del colloquio con Chiara Braga per ripestare il concetto di "deportazione", tanto discusso negli ultimi giorni negli Stati Uniti.
Con Donald Trump al governo, infatti, sono state diffuse le foto della Casa Bianca dal titolo "Deportation flights". A corredo la foto di migranti illegali in catene e accompagnati nei loro paesi con un aereo. Quanto è bastato alla sinistra italiana per scatenarsi, denunciando proprio le deportazioni di migranti. Peccato però che in inglese la parola abbia anche il significato di "rimpatrio". Un concetto insomma ben diverso ma che nel titolo del quotidiano in edicola sabato 1 febbraio viene tradotto con "Una deportazione con i soldi pubblici il danno erariale è evidente".
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Al di là della cattiva traduzione, Repubblica cede nuovamente al solito vizio. La capogruppo del Partito democratico alla Camera, commentando la decisione dei giudici di non convalidare il trattenimento dei migranti in Albania, non ha mai parlato di deportazioni. "È il fallimento totale del modo in cui il governo sta gestendo il fenomeno dell’immigrazione, uno spreco di risorse pubbliche che si scontra con il diritto", ha affermato per poi rincarare la dose: "Continua ad esserci un’incompatibilità con le norme europee, per questo si rimanda tutto alla Corte di giustizia. Non si capisce l’incaponimento di Giorgia Meloni nel continuare su questa strada, sottoponendo i migranti a un ulteriore stress dopo che hanno superato un viaggio e dopo tutto ciò che hanno subito nei Paesi d’origine". Parole di certo non al miele, ma che nulla hanno a che vedere con le "deportazioni".