Sondaggi, Giorgia Meloni e l'effetto-Almasri: "Quanti voti può guadagnare"
«I precedenti farebbero pensare che, se effetto politico ci sarà, l’inchiesta giudiziaria su Meloni finirà con l’aiutarla. Vedremo». Questo tweet Lorenzo Pregliasco, direttore responsabile di YouTrend, l’ha scritto a caldo. Subito dopo il videomessaggio con il quale Giorgia Meloni, martedì pomeriggio, ha dato notizia dell’inchiesta della procura di Roma ai suoi danni e a carico di tre esponenti di primo piano del governo (Alfredo Mantovano, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio). Passate 24 ore, Pregliasco è sempre più convinto che la scelta della premier di pubblicizzare sui social l’«avviso di garanzia» ricevuto sia stata vincente.
«Per due ragioni principali. La prima: dando quel tono alla vicenda, si è “intestata” il dibattito. Se non avesse reagito subito, dal suo punto di vista ci sarebbe stato il rischio di “subire” la notizia. Invece così ha assunto la titolarità della narrazione». La seconda ragione perla quale, come ha scritto sempre su X il comico Luca Bizzarri, non certo sospettabile di simpatia verso l’esecutivo, la mossa dei pm rischi di essere «un altro favore alla Meloni», ha a che fare con i precedenti. «L’idea dell’accerchiamento del potere non eletto, la magistratura, che vuole condizionare e sovvertire chi invece è eletto dal popolo ha mostrato di fare presa sugli elettori di centrodestra», aggiunge Pregliasco pensando alla storia di Silvio Berlusconi.
MAGGIORANZA COMPATTATA
Poi c’è il fronte interno, legato ai rapporti tra i partiti della coalizione. «Sui singoli temi di governo, i partiti della maggioranza possono anche dividersi.
Su questo, no». Insomma, l’iniziativa di piazzale Clodio è destinata «a compattare il centrodestra. Questa situazione offre l’occasione per dire: “Qui c’è un attacco al governo, stiamo uniti”».
Eppure Paolo Mieli, su Radio 24, un rischio lo vede: che Meloni d’ora in poi debba fare «la presidente del Consiglio circondata da avvocati. Non vivi più, ti porta via del tempo». Il direttore di YouTrend, però, condivide quanto scritto da Giovanni Bianconi sul Corriere della sera. Ovvero che il fascicolo aperto dai magistrati romani «non sfocerà in alcun processo».
«Il processo a Salvini fu “autorizzato” dal Parlamento dopo il cambio di governo (da quello “gialloverde” al “giallorosso”, ndr). Qui fatico a vedere i numeri per un’eventuale autorizzazione a procedere. Non vedo proprio come questa vicenda possa andare avanti: è probabile che tutto resti solo a livello di schermaglia politico – mediatica».
Antonio Noto, direttore dell’istituto demoscopico Noto Sondaggi, mette in risalto un altro dato: «Dai primi dati che abbiamo, emerge che il 62% degli italiani ha seguito la vicenda. Una percentuale altissima, se confrontata con il numero di chi segue quotidianamente la politica: meno del 15%». È presto per capire se questa attenzione si tradurrà in consenso, almeno nell’immediato, ma intanto Meloni ha “seminato”. «Non mi aspetto il 5% in più a Fratelli d’Italia in pochi giorni, ma dal sentiment che abbiano rilevato, si scorge una vicinanza dell’elettorato rispetto al racconto della presidente del Consiglio». E nell’era della comunicazione globale, senza filtri né mediazioni grazie ai social, «il racconto, che peraltro ha una sua credibilità, vale più del fatto». «Meloni ha gestito la comunicazione giudiziaria ricevuta in modo esemplare, è stata “attiva”», aggiunge.
LA CARTA DEI SOCIAL
Ora si tratta di aspettare i frutti della semina. «Il suo racconto porta automaticamente consenso? Non lo so. Aumenta la sua reputazione? Sì. E in tempi lunghi la reputazione si trasforma in consenso. Ad esempio: chi oggi è classificato come indeciso, ma condivide la posizione di Meloni sulla vicenda, magari più avanti, dopo aver apprezzato altre iniziative, è possibile che si orienti a votarla». La semina, appunto.
Noto sottolinea la scelta della premier, una volta ricevuto l’atto giudiziario, di giocare d’anticipo rivolgendosi agli italiani: «La comunicazione diretta ai cittadini produce consenso. In più Meloni lo ha fatto utilizzando un linguaggio molto semplice». Un po’ come avvenuto, durante l’emergenza Covid, per Giuseppe Conte: «Fu lasciato praticamente solo, ma l’ex premier seppe sfruttare molto bene l’opportunità di rivolgersi ai cittadini senza intermediari e la sua popolarità crebbe».