Romano Prodi torna a bacchettare Elly Schlein: "È in grado di creare una coalizione?"
È tornato, ma non è il Duce. È solo Romano Prodi con tutta la sua prosopopea archeologica, pronto ad artigliare chiunque ma senza ferire così tanto. In un colpo, ieri ha menato su Donald Trump, Giorgia Meloni e persino Elly Schlein. Al centro della sfuriata, la consueta deriva autoritaria che si manifesta solo quando governa la destra e sparisce, come per magia, quando capita alla sinistra. Ormai in tutto il mondo. La delicatezza tocca ovviamente alla nostra premier, bollata come la destra che obbedisce perché non si è visto nessuno della sinistra globale a Capitol Hill, tranne gli ex presidenti degli Stati Uniti... Il fondatore dell’Ulivo commenta così la presenza della premier a Washington: «Dal suo punto di vista, Meloni ha fatto benissimo. Sta giocando la carta antieuropea di aderire al rapporto bilaterale con gli Usa. Gli altri non ci stanno, lei sì e assume un ruolo unico ma- ragiona l’ex presidente della Commissione Ue - le va bene nel futuro? È un gioco al presente. Una volta ricostituito un minimo di azione comune, il suo ruolo ne viene fortemente ridimensionato e si creerà una forte tensione con le istituzioni europee, a meno che non si vogliano autodistruggere». Fa il profeta e il menagramo, perché non si accorge che il vento di destra soffia in tutto il mondo. L’intendenza seguirà...
«Non possiamo lasciare a un Paese il ruolo di collegamento con gli Stati Uniti quando sono onnipresenti, sarebbe come delegare la politica europea all’Italia e- incalza Prodi- mi sembra fuori da ogni considerazione. E poi, questa stretta di mano con Milei, poi Musk che fa il saluto romano...». Di Trump, Prodi dice di temere una specie di volontà antidemocratica (capito, il vincitore delle presidenziali americane?): «Ho ascoltato Trump con molta attenzione e siamo a un cambiamento globale del mondo. Mai avrei pensato che la democrazia fosse messa a rischio dagli Stati Uniti», ha detto parlando di discorso di insediamento «non “interno” ma aggressivo. Tra Panama, i dazi, i migranti e il Messico, quello - sottolinea - è un discorso imperiale e gli Usa hanno tutta la forza per farlo».
"La donne sole al comando... Tra 2 anni, prepariamoci". Prodi, "spot" a Ruffini a colpi di fango su Meloni
Quindi, arriva il leninistico “che fare”. L’affondo è sul Pd che deve capire di non bastare da solo. Il Professore ha spiegato al mondo come il Pd debba «costruire un’alleanza per arrivare al 50 per cento. Adesso il Pd è il più grande partito di opposizione ma non basta. Bisogna vedere se si riesce a fare una coalizione di ampio respiro, cosa si può fare insieme, qual è il programma da proporre. Accanto alla metà del Pd serve mettere un’altra metà se si vuole vincere e questo è il compito dei prossimi due anni. Il problema ora è di creare una coalizione, lo può fare Schlein, dipende se lo vuole fare, da come ha la capacità di proporre queste innovazioni». Dunque, pare di capire, al Nazareno hanno le idee confuse, e certo Prodi non gliele chiarisce. E arriva l’autoesaltazione: «Ero uno straccione rispetto a Berlusconi, ma ho parlato a centinaia e centinaia e centinaia di migliaia di persone e le ho convinte, e con loro ho convinto i gruppi che si poteva fare un programma comune e vincere». «La democrazia non ha altro sistema, a meno di un Trump italiano o uno come Berlusconi, con una forza economica, che faccia come Trump negli Usa». La lezione continua così: «Siamo in un passaggio, occorre prepararsi a un eventuale riacquisto del governo e la struttura e l’organizzazione attuale non bastano», è l’indicazione di lavoro che Prodi torna a offrire al centrosinistra spiegando che quando «si apre il dibattito sul nuovo non si pensa più a come stanno le cose oggi ma se tra due anni riusciamo a fare una coalizione che possa arrivare al governo». Allora, la road map tratteggiata dal Professore, si tratta di definire «quale programma per gli elettori, come dialogare tra le forze esistenti», tenendo conto che «il Pd è la metà esatta dei voti necessari per vincere le elezioni e, se si vuole vincerle, occorre mettere insieme l’altra metà». Tipo quel disastro dell’Unione?
"Obbedienza totale a Trump, cosa le riserva il futuro": da Romano Prodi fango e odio contro Meloni