Matteo Renzi, ecco il suo programma economico
Botta su chi guadagna: aliquota massima al 45%, giù Irap e Irpef per i redditi bassi, su le rendite finanziarie al 23%. Super prelievo sopra i 120mila euro
Una pagina e mezza. Il documento è stato spedito ieri mattina agli alleati di governo con la «paternità» di Filippo Taddei. Contiene numeri e proposte che lo stesso responsabile economico voluto da Matteo Renzi nella segreteria del Pd ha discusso in termini generali durante La Telefonata col direttore di Libero Maurizio Belpietro. È - anche - su questa pagina e mezza che si stanno svolgendo le consultazioni per la formazione del nuovo esecutivo: poltrone a parte, il neosegretario democratico ha tutto l'interesse a spostare il dibattito sui contenuti, a cominciare ovviamente dalle urgenze economiche. Cosa c'è scritto nel documento partorito da Taddei? Anzitutto la conferma della volontà di intervenire sulla riduzione del carico fiscale per aziende e lavoro dipendente: Irap e Irpef. Le cifre: secondo quanto risulta a Libero lo staff del premier incaricato intende proporre un sollievo fiscale per i redditi più bassi, appartenenti cioè ai primi due «scaglioni» attuali: inferiori a 15mila euro annui e compresi tra 15mila e 28mila, da realizzare soprattutto con un aumento della gamma delle detrazioni possibili e con una riduzione dell'aliquota. Previsti anche alleggerimenti sul carico fiscale delle pensioni più basse: chi ha fatto i conti spiega di poter garantire in questo un beneficio quantificabile in circa 300 euro l'anno per chi prende un assegno sotto i 28 mila. Sull'Irap il taglio è previsto nella misura del 10%. Il nodo coperture Il problema di fronte a provvedimenti difficili da contestare in teoria è sempre lo stesso: dove trovare i soldi senza sforare? La proposta renziana agisce su tre fronti: in primis, come già trapelato nei giorni scorsi, il premier incaricato intende realizzare un aumento della tassazione delle cosiddette rendite finanziarie, la cui aliquota nella proposta di Taddei salirebbe al 23%. Secondo: tagli alla spesa corrente, stimati in sei miliardi ma sulla cui realizzabilità e tempistica i precedenti non sono molto confortanti: le sforbiciate sono difficili da realizzare e non portano soldi in cassa subito. Terzo, e più «interessante»: l'introduzione di una sesta aliquota Irpef, che diventerebbe quella massima (al netto del contributo di solidarietà sopra i maxi-redditi). Oggi l'ultima fascia di imposizione si applica alla parte di reddito sopra i 75mila euro lordi l'anno. Quella «nuova», se la proposta dovesse tradursi in legge, scatterebbe oltre i 120 mila euro lordi e vedrebbe il prelievo salire al 45%, due punti più degli attuali 43 previsti per i redditi più alti (più o meno oltre i 5-6 mila euro netti al mese). Un nuovo aumento della pressione fiscale, insomma, per quanto «giustificato» - nelle intenzioni di chi lo propugna - dalla logica redistributiva che tende a migliorare la situazione di chi guadagna meno prendendo ancora di più a chi, per fortuna e merito, sta meglio. Reddito minimo? Capitolo lavoro: al momento oltre agli annunci del JobsAct, diffusa da Renzi l'8 gennaio scorso, cioè un'era politica fa, non c'è ancora moltissimo. Secondo fonti consultate da Libero, Irap a parte il nocciolo della proposta legislativa di marca renziana ricalcherebbe le idee di Tito Boeri e Piero Garibaldi. Due in particolare le linee guida, al momento tutte da scrivere e tradurre in provvedimenti di legge: da un lato il contratto di inserimento unico, che punta a sfrondare la pletora di formule oggi in vigore aprendo a una deroga all'articolo 18 in fase di ingresso nel mercato del lavoro. Dall'altro una forma di «garanzia» sul tetto minimo del reddito. Due punti sui quali, stando alle prime impressioni, non sarà facile attirare i voti del primo alleato di Renzi, cioè il Nuovo centrodestra di Alfano & C: lavoro e fisco saranno al centro del vertice di maggioranza di oggi, assieme ovviamente a più prosaici argomenti di composizione del governo. Tra gli altri punti accennati nella bozza fatta circolare da Taddei, fanno capolino anche «buoni propositi» sull'introduzione della fatturazione elettronica e la facilitazione nella dichiarazione dei redditi e nei rapporti fiscali con la Pubblica amministrazione. di Martino Cervo