Forza Italia, dalle amazzoni a Minzolini: tutti gli innamorati di Renzi
Molti azzurri strizzano l'occhio al premier incaricato: "Non è un nemico, è un avversario". Anche perché fa bene, anzi benissimo a Berlusconi
Matteo Renzi è uno trasversale. Che è amico di Veltroni ma fa i patti con Berlusconi. Insomma uno che data la giovane età, l'accento da simpatico toscano e un linguaggio carico di figure retoriche sembra, come riportato lunedì 17 febbraio su La Repubblica, far strizzare l'occhiolino anche ai volti di Forza Itaia e i direttori di testate amiche, che ormai lo reputano non più un nemico, bensì un avversario. Il leader - Del resto è nota ormai la stima del capo, Silvio Berlusconi che i giorni scorsi ha dettato la linea del partito. Non sarà un'opposizione alla 5 Stelle, ma un'opposizione intelligente, ferma ma al tempo stesso pronta a collaborare se il governo proporrà qualcosa di buono. Con Renzi si chiude la stagione dell'anti-berlusconismo: il nuovo premier, a differenza di quelli espressi in precedenza dalla sinistra, non pone pregiudiziali sull'uomo di Arcore. Il canale per il dialogo insomma è aperto. Così Silvio può avere una sorta di seconda, o terza, giovinezza politica e ritornare, con prepotenza, al tavolo delle riforme (a cui è già tornato a sedere con il cosiddetto "patto del Nazareno" che ha partorito l'Italicum). D'altronde, l'intesa tra i due si era già avviata - come riporta il quotidiano - "quell'8 dicembre in cui Renzi usci vincitore alle primarie del Pd". In quell'occasione Berlusconi, affiancato da Francesca Pascale, dalla deputata Annagrazia Calabria e dalla senatrice Maria Rossana Rossi, si congratulava con Renzi con una chiamata da un ristorante romani con tanto di "bravo". Gli azzurri ammaliati - Scendendo dal vertice in giù tra gli azzurri ammaliati troviamo Annamaria Bernini che parla di "aria da apertura di credito, ma con giudizio: la presa della Bastiglia cosi rapida lascia da pensare". Daniele Capezzone, invece, ha affermato che "sarà una collaborazione piena, mentre sul governo saremo all'opposizione, ma ci avviamo ad essere un paese normale. Tra gli innamorati, oltre ai manifesti Sandro Bondi e Manuela Repetti, c'è anche il senatore azzurro Augusto Minzolini, ammaliato dal linguaggio renziano. "Renzi - ha affermato ex direttore del Tg1 - parla in modo sobrio, dovremmo abituarci e usare quel linguaggio. E se abbassa le tasse non potremmo non appoggiarlo". I forzisti in guardia - Ci sono invece personalità vicine a Cavaliere che rimangono più guardinghe. Come Daniela Santanchè, secondo la quale "i metodi sono surreali speriamo almeno rispetti i patti sulle riforme". Denis Verdini invece più di altri ha dato la visione più completa affermando che "siamo ad un passaggio epocale, Renzi non è un nemico, ma un avversario". Alla vecchia guardia appartengono anche Giancarlo Galan, che è convinto che "nelle ultime ore il Premier abbia perso buona parte della sua immagine inovativa". Secondo Lucia Ronzulli "il Pd ha messo già in ginocchio il Paese", mentre Giovanni Toti il 16 febbraio da Lucia Annunziata a In mezz'ora ha precisato che "questo governo Forza Italia lo contesta nel metodo e nel merito". I direttori delle testate amiche - A completare il quadro dei simpatizzanti o addirittura innamorati di Renzi ci sono i direttori di giornali dell'area forzista. Sul Foglio di sabato Ferrara scriveva: "Il rinnovamento promette di manifestarsi con un trentenne che ha esordito con Mike Buongiorno, che è un politicamente un self made man" a cui "stanno sulle scatole gli atteggiamenti pregiudiziali di chi considera il Cav un arcinemico". Chi invece sembra essere rimasto fulminato da Renzi è il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti che a differenza della compagna Daniela Santanchè non perde editoriale per tessere le lodi del fu Rottamatore. Qualche settimana fa titolava con un "Renzi ha le palle". Il direttore si è poi lanciato in una profezia: Renzi non ha il pieno di voti in Parlamento, "l'amico Berlusconi i voti li ha eccome e sono certo che in caso di necessità sapra cosa farne".