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Governo Letta, un anno di errori, gaffe e autogol: chi è il peggior ministro?

Dai disastri della Kyenge ai pasticci della Cancellieri, dal flop di Giovannini alla gestione demenziale di Saccomanni: è una dura battaglia...

Giulio Bucchi
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Una bella gara: chi è il peggior ministro del governo Letta? In meno di un anno, di figuracce, gaffe, scivoloni e topiche ne hanno combinate a decine. Perlomeno, la "squadra" di Palazzo Chigi è compatta e coesa: nel senso che ogni titolare ha fatto qualche grosso guaio. Partenza d'obbligo da Enrico Letta, premier "palle d'acciaio" in grado di fare il cameriere sia in Europa (di Ue e Merkel) sia in Italia (di Re Giorgio Napolitano). Temporeggiatore e rinvia-tutto come Mario Monti, finora l'unico merito dimostrato è quello di essere più giovane (anagraficamente) del Professore. Ma è in ottima e folta compagnia.  Chi è il peggior ministro del governo? Vota il sondaggio di Liberoquotidiano.it Quote rosa imbarazzanti - Un governo di donne, lo si annunciava. C'era una volta Josef Idem, che si è dimessa per una pessima storia di Imu non pagata. Le quote rosa-rosse (di vergogna) sono ora sulle spalle di Cècile Kyenge, ministro dell'Integrazione perso in proclami tra ius soli e cittadinanza agli stranieri. Presa di mira dai leghisti più esagitati, si è guadagnata qualche insulto di più per la caotica gestione delle adozioni in Congo. D'altronde, non brilla neppure la ministra degli Esteri Emma Bonino: tra marò in India (eredità dell'altrettanto disastroso ministro Terzi), caso kazako (in coabitazione con Alfano) e tifosi laziali arrestati in Polonia, la radicale Emma è una campionessa di scaricabarile. La Guardasigilli Annamaria Cancellieri, in rampa di lancio addirittura per il Quirinale, è incappata nel caso Ligresti, con qualche telefonata di troppo che ne ha incrinato, e non poco, la rispettabilità generale. Ora, sull'onda del Quirinale, cavalca le misure svuotacarceri, forse per rifarsi una verginità. Abbasso i tecnici - In prima linea nel fallimento i ministri "economici". Al di là della confusione di Marianna Madia, il ministro del Welfare Enrico Giovannini (attenta Marianna, Flavio Zanonato è quello dello Sviluppo...) ha fatto decisamente poco per farsi ricordare in positivo: per ora l'unico trend in aumento è quello dei nuovi disoccupati. Il tecnico dei tecnici, Fabrizio Saccomanni, direttamente da Bankitalia all'Economia, è il padre della gestione più catastrofica che una tassa ricordi: tra aliquote, detrazioni, esenzioni, tagli e ritorni, il passaggio dall'Imu alla Iuc-Tasi-eccetera eccetera è da manuale del suicidio politico-mediatico.  Alfano indaffarato - Posizione delicata, quella di Angelino Alfano: alla destra di Letta, da vicepremier, e contemporaneamente a fianco di Silvio Berlusconi, vicepremier, ministro degli Interni e segretario del Pdl prima e del Nuovo Centrodestra poi, dopo la non poco traumatica rottura col Cavaliere, Angelino ha sofferto e non poco il "sovraccarico" di lavoro. Dal caso kazako (vedi Bonino) a quello dei Forconi, ha a volte dato l'impressione di dover amministrare un ministero e un apparato che "remavano contro".  Renziani alla carica - Intorno a Letta si sono poi agitati alcuni ministri "amici", targati Pd, che via via si sono rivelati la quinta colonna di Matteo Renzi nel governo. Il primo è il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini, che ha avuto un solo merito: trasformare un ministero di terza fascia nel centro nevralgico dell'esecutivo grazie alla fitta rete di trame, mezzi complotti e strategie che tiene ancora in vita il premier. E tutto questo gran lavoro non è stato altro che un bello spot personale per il barbudo Franceschini, convertito al renzismo. Vicino a Renzi, da più tempo, è invece il ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio: pure lui, però, pare aver piegato il ruolo istituzionale a fini "interni", diventando più che il portavoce dei sindaci che fu il portavoce di un sindaco solo. Quello di Firnze.  

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