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Alessandro Amorese e la destra che sognava la rivoluzione

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Viaggio nel Fronte della Gioventù post Anni di Piombo, tra ecologismo, sovranità nazionale e il rapporto spesso conflittuale con il Movimento Sociale

Giulio Bucchi
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Giornalista, scrittore ed editore toscano, Alessandro Amorese ha dedicato oltre un anno e mezzo di studi e ricerche alla storia del Fronte della Gioventù a cavallo tra gli anni '80 e '90, vera fucina di idee e progetti politici spesso in rotta con il Movimento Sociale Italiano. Ne nasce Fronte della Gioventù - La destra che sognava la rivoluzione (Eclettica ed. 2013, pp 520). Lo abbiamo intervistato per voi.   Perché un libro sul Fronte post Anni di Piombo?  "Perché sugli Anni di piombo si è trattato molto, c'era bisogno di raccontare la vita del FdG soprattutto dal 1981, con la generazione che eredita l'esperienza dei Campi Hobbit ma anche la repressione del post Bologna. Racconto un mondo che seppe portare avanti nuove tematiche: ecologismo, identità, indipendenza nazionale, sovranità (quest'ultima, oggi molto attuale, fu spunto già 30 anni fa per i ragazzi del FdG), superamento degli opposti estremismi, quegli estremismi che avevano insanguinato il decennio precedente".  Ad esempio?  "Emblematico fu Fare Fronte, sigla che in scuole e università riscosse buon successo tra gli studenti e ricercando quell'agibilità politica che il Fuan aveva perso dopo i '70. Rotte diverse rispetto al passato e spesso in contrasto con quelle seguite dal partito".  Il MSI non era d'accordo?  "Il MSI seguiva una logica di partito e spesso non riusciva a cogliere le istanze di rinnovamento dei ragazzi, ponendosi in una posizione che alternava indifferenza a insofferenza. Il punto è che il FdG si guadagna una discreta forza politica interna, pur nella minima autonomia economica. Poi c'erano i temi che dividevano ma che aggregavano, come la politica estera".  Ritorno al presente: Alleanza Nazionale, cosa ne pensa dell'eventuale ritorno di "fiamma"? "Non non ho mai amato i sequel, tuttavia la decisione presa all'assemblea della fondazione di An mi sembra interessante perché attualmente FdI mi sembra il movimento che incroci meglio radici e futuro".  di Marco Petrelli

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