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Berlusconi, offerta ad Alfano: "Se torni, sei il candidato premier"

Alfano e Berlusconi

Giulio Bucchi
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L'ultima tentazione di Silvio. Riportare Angelino all'ovile con la carota della premiership e il bastone della crisi di governo, che però dovrà essere il vicepremier a provocare. È questo l'ultimo disegno escogitato del Cavaliere: proporre ad Alfano la poltrona di Palazzo Chigi, nel caso il centrodestra dovesse vincere le elezioni, se però il capo del Viminale accetterà di uccidere l'esecutivo. Una strategia alla quale Berlusconi rimugina da un po' e che ha confidato a un suo fedelissimo di lungo corso. Non certo ai lealisti, che vedrebbero come il fumo negli occhi il ritorno del figliol prodigo. Ma, come chiosa il forzista Saverio Romano, «il vitello grasso a Palazzo Grazioli è sempre pronto». E lui lo sa bene, essendo diventato il braccio destro di Raffaele Fitto, tornato a Canossa dopo un lungo periodo di gelo con il leader forzista che nel 2001 lo definì «la mia protesi». Così, se in pubblico attacca il Ncd stigmatizzadolo come «stampella di un governo di sinistra», privatamente, a un suo amico di sempre che non fa il politico di mestiere, Berlusconi confida: «Sono pronto a riaccogliere Angelino, nonostante il dolore che mi ha dato, ma deve portarmi in dote la testa di Letta».  La sua strategia l'ha spiegata ieri, intervenendo telefonicamente a una riunione di Forza Italia a Como: «Reclutare chi vota Cinque stelle, gli indecisi e chi non è andato a votare. Voglio in campo squadre che possano fare il porta a porta e arrivare soprattutto ai pensionati. Solo così riusciremo a combattere le forze della sinistra che hanno come obiettivo quello di ridistribuire la ricchezza togliendo soldi alla borghesia». Lo scopo resta quello di andare a elezioni in primavera, sommando le Politiche alle Europee. Una vecchia fiamma del Cav, quella delle urne, riattizzata dagli ammiccamenti di Matteo Renzi, che sul palco continua a giurare lealtà a Letta e dietro le quinte strizza l'occhio a nemici delle larghe intese, Berlusconi e Grillo, sventolando il Mattarellum.  Se venisse riesumato il sistema maggioritario con il 25% di proporzionale, ucciderebbe nella culla il Ncd, perché Alfano sarebbe costretto a tornare dal padre, dopo tutta la fatica che ha fatto per consumare lo strappo. Il peggiore degli incubi per il leader del Ncd e i suoi. Che si sono asserragliati nella fortezza Palazzo Chigi, dopo aver dichiarato guerra a Berlusconi, facendosi forti del loro ruolo di governo. E ora usano il premier come scudo anti-Renzi, sperando che li difenda. «Finché regge Letta non abbiano nulla da temere», confida un ministro. E questo ha reclamato Alfano al premier nell'incontro che hanno avuto lunedì: «Abbiamo fatto una scissione per salvare questo governo, non certo per farci massacrare da Renzi, ci devi dare una mano sulla legge elettorale».  Tra gli alfaniani comincia a serpeggiare il timore che Letta non regga all'uragano Renzi. E come il leader dem ha vinto la battaglia sul ramo del Parlamento su cui appendere la legge elettorale, spostata d'imperio dal Senato alla Camera dove oggi parte l'iter della riforma, si teme ora che con lo stesso piglio possa vincere la guerra sul modello che sostituirà il Porcellum, ripristinando appunto il Mattarellum. Un pericolo serio per Alfano, che già vede allinearsi sul cielo del Ncd la quadratura Pd-FI-M5S. Ed è proprio sulle insicurezze del suo ex delfino che il Cav intende fare leva, unendo i comuni interessi e le rispettive debolezze. A Berlusconi manca un candidato premier per Forza Italia, ad Alfano mancano i numeri per vincere le elezioni.  Silvio conosce bene Angelino. Sa quanto è orgoglioso. Quindi sa anche quanto gli costerebbe un passo indietro. Persino più dello strappo che ha consumato il 23 novembre. E se pensa di riaccoglierlo non a sberle, ma offrendogli sul piatto d'argento la premiership, è perché Berlusconi sa che non sono mai state tanto scomode le poltrone dei ministri ex Pdl a Palazzo Chigi. Ora devono fare i conti con Renzi, che parla come se avesse vinto le Politiche, non le primarie del Pd, pretendendo di dettare l'agenda al governo su unioni civili, ius soli e legge elettorale. Uscite che hanno già provocato parecchi mal di pancia nel Ncd. In particolare la riforma del Porcellum. «La legge dei sindaci mi sembra la migliore», ha detto ieri su Twitter il Rottamatore, dando l'impressione di tendere la mano ad Alfano, che ha aperto a questo modello. Salvo aggiungere subito dopo che «il Mattarellum è comunque migliore della legge attuale», lanciando un messaggio ad Alfano perché Berlusconi e Grillo intendano: «Le riforme si fanno con tutti quelli che ci vogliono stare, la legge elettorale si può fare non necessariamente con i partiti della coalizione, meglio farla con il più ampio schieramento possibile». La strizzata d'occhio a FI e M5S non è piaciuta affatto al Ncd. «Si parte come ha detto Letta dalla maggioranza che governa il paese, con un patto di coalizione», mette i puntini sulle “i” Renato Schifani, «partendo da un'intesa di maggioranza, si lavora perché la proposta sia condivisa da più partiti».  Al momento Renzi e Alfano non si sono mai confrontati de visu. Si sono solo snobbati a distanza. Il primo, riconoscendo solo in Berlusconi il suo rivale di centrodestra. Il secondo, dicendo che parla solo con Letta. Oggi la resa dei conti. I due si vedranno prima in un confronto pubblico alla presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa al palazzo di Santa Chiara. Poi in privato, forse a Palazzo Chigi, con Letta e Franceschini a fare da mediatori. Dall'esito di questo incontro Alfano deciderà se tirare dritto per la sua strada o cedere alle sirene di Berlusconi.  di Barbara Romano

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