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Il report di Merrill Lynch: "Italia al voto nel 2015, vince Grillo"

Grillo sul palco a Parma

Secondo gli analisti americani i partiti si stanno suicidando e rischiamo una nuova recessione. E Renzi non pensa alla crisi: così si brucia

Giulio Bucchi
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Si fa un gran parlare di legge elettorale, di dramma carceri, ma di ricette anti-crisi non c'è traccia. Eppure senza adeguate misure di stimolo, l'economia italiana rischia una nuova recessione, modello “double dip” (a mo' di «W», recessione seguita da breve ripresa, subito seguita da un'altra recessione), dopo la “debole” ripresa in corso. Questo lo sapeva già la stragrande maggioranza degli italiani, ma da ieri lo certifica anche un report di Bank of America-Merrill Lynch dedicato all'Italia. C'è una «consapevolezza troppo ridotta» - sostengono gli analisti Raffaella Tenconi e Laurence Boone - del fatto che «l'attuale grave malessere dell'economia richiede immediati stimoli per rimettere il   sistema economico su un percorso virtuoso e sicuro. Riforme senza stimoli probabilmente avrebbero come risultato rischi di coda più elevati nel medio termine, secondo noi, nella forma di un ambiente politico meno prevedibile e di comunicazione meno amichevole nei confronti dei mercati». Una «debole ripresa trainata dalle esportazioni - scrivono i due esperti della banca americana - è iniziata nel quarto trimestre di quest'anno. I dati di ottobre e novembre confermano un'accelerazione degli ordinativi esteri e una stabilizzazione della domanda interna. Il sentiment è migliore tra le imprese e le famiglie, ma rimane molto basso, da un punto di vista storico. Le scorte, eccezionalmente basse, forniranno una spinta a breve termine, ma purtroppo dicembre ha portato alcune brutte notizie, che accentuano i rischi per  la ripresa». In più «la politica fiscale resta estremamente restrittiva e potrebbe diventarlo ancora di più, senza un allentamento della nuova regola europea sul debito/Pil, che richiede all'Italia di tagliare il rapporto tra debito e Pil» in modo veloce nei prossimi anni. «Una riduzione così rapida del rapporto tra debito  e Pil è semplicemente insostenibile nelle condizioni attuali, senza ricorrere ad un approccio radicalmente diverso alle privatizzazioni». I governanti italiani insomma dovrebbero fare tutto il contrario di quello che stanno facendo, non rendendosi conto che la loro «eccessiva virtuosità», questa sottomissione ai vincoli di bilancio imposti dalla Ue, porterà i partiti ad una sorta di suicidio collettivo, a tutto vantaggio del Movimento 5 Stelle, che ne raccoglierà i frutti alle prossime elezioni politiche, attese nel 2015. «Il continuo forte impegno a mantenere il deficit sotto il 3% del Pil, senza tenere in considerazione quale sia la performance del Pil» favorirà appunto Grillo e, in misura minore, «Forza Italia e la Lega Nord». E dire che il Pd ha l'enfant prodige in casa... Peccato che la strategia di Matteo Renzi, il quale «dà la priorità alle riforme istituzionali rispetto alla crescita economica,  potrebbe ritorcersi contro di lui, a causa della forte e crescente rabbia degli elettori e dei “lag” che segnano l'implementazione delle riforme», cioè il tempo che passa dall'approvazione di una riforma agli effetti della stessa, ovvero tre anni. Rischia insomma di bruciarsi, mentre il Paese è già cotto. A Bank of America-Merrill Lynch d'altronde hanno capito tutto titolando il report sull'Italia «Renzi vs the economy»: Matteo è contro l'economia, nel senso che ne parla pochissimo, forse non capendola. di Giuliano Zulin

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