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Pd, Renzi: "15 mesi a Letta. Grillo, o fai le riforme con noi o sei un buffone"

Giulio Bucchi
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Matteo Renzi dà 15 mesi a Enrico Letta e lancia un ultimatum a Beppe Grillo: "O stai alle nostre condizioni, o sei un buffone". Non usa mezzi termini il neosegretario del Pd davanti ai delegati democratici, all'Assemblea nazionale di Milano. Ricevendo l'incarico dal suo predecessore Guglielmo Epifani, il sindaco di Firenze conia un nuovo slogan: "Restiamo ribelli" per cambiare verso all'Italia. Perché, ricorda il rottamatore, "questo è l'ultimo appello. Se falliremo, non daranno la colpa a Berlusconi o Grillo, ma al Pd".  "Grillo, o ci stai o sei un buffone" - E proprio al Movimento 5 Stelle e a Grillo Renzi tende una mano, pronto a sfoderare un pugnale con l'altra. Il terreno di sfida è quello dei tagli al costo della politica. "In modo provocatorio Grillo dice rinuncia ai 40 milioni di rimborsi. Lo dico io Beppe firma qua: caro Grillo hai 160 parlamentari decisivi per fare le riforme. Io sono disponibile a rinunciare ai 40 milioni del prossimo anno se tu ti impegni per superare il Senato, abolire le Province e sulla legge elettorale". "Ci stai a giocare in modo pulito e trasparente senza accordi senza patti? Se sei disponibile, il Pd è davanti a te e non dietro - annuncia, tra gli applausi dell'Assemblea -. Se ci stai, si fa. Se non ci stai, sei per l'ennesima volta un chiacchierone e l'espressione buffone vale per te". Sulla riforma elettorale i tempi devono essere stretti: "O entro fine gennaio si approva alla Camera la riforma o la politica perde la faccia". "15 mesi a Letta" - Possibile l'accordo con Berlusconi sul ritorno al Mattarellum, mentre sulla riforma del Senato potrebbe esserci coincidenza con le posizioni dei 5 Stelle: "Alla prossima legislatura noi non eleggiamo più 315 senatori, il Senato non deve più avere una funzione elettiva". Anche qui, comunque, i tempi per cambiare le cose non possono essere infiniti: "Bisogna partire da un accordo alla tedesca, voce per voce, punto per punto e con i tempi stabiliti per i prossimi 12-15 mesi", spiega rivolgendosi al premier Enrico Letta, che deve mettere tra le priorità "un gigantesco piano sul lavoro". "Nell'arco di un mese serve un progetto di legge per semplificare le regole del lavoro e modificare le condizioni degli ammortizzatori sociali". Il job act deve essere messo in piedi "entro un mese". Quella dei 15 mesi è una risposta a Enrico Letta, che dallo stesso palco chiedeva "unità" nel Pd per essere "imbattibili": "Dalla forza e dalla centralità e dalla resilienza del Pd saremo in grado di ricostruire la democrazia italiana che è duramente attaccata e in forte difficoltà - queste le parole del premier -. Sono convinto che l'Italia ce la farà se il Pd ce la farà. E soprattutto, uniti non ci batte nessuno". Già, uniti: questo è il problema.

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