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Kyenge, petizione di 10.000 mamme per mandarla a casa

Giulio Bucchi
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Il caso delle 26 famiglie italiane tenute in ostaggio in Congo da settimane diventa uno scandalo radio-digitale di portata internazionale. A fare da megafono al dramma delle coppie che un mese fa si sono recate nella Repubblica democratica congolese per adottare 32 bambini e sono bloccate dalle autorità locali che le hanno private del visto di uscita per i piccoli, è stata ieri mattina Radio Deejay, uno dei più grandi network nazionali di ispirazione progressista seguitissimo anche dagli italiani nel mondo. La bastonata al ministro del Pd Cecile Kyenge, o meglio “La Bomba” sulla ministra dell'Integrazione l'ha sganciata niente meno che Luciana Littizzetto, celeberrima anchorwoman notoriamente schierata a sinistra. La Kyenge è finita nel mirino della Lucianona nazionale, che stavolta non ha usato la satira colpire il Palazzo, ma un dibattito serio e ben documentato, andato in onda ieri nel suo programma settimanale, appunto “La Bomba”, dove la Littizzetto ha invitato Debora Cingano, la rappresentante di “Mammeonline”. È una web-community italiana di «madri e madri in divenire, da sempre di grande aiuto alle famiglie adottive che quotidianamente si incontrano nei suoi forum e discutono, si confrontano, si sostengono e scambiano informazioni utili», recita l'homepage. Il portale specializzato in adozioni ha lanciato una petizione, che ha già raccolto 10mila firme, perché le famiglie sequestrate in Congo «possano tornare a casa con i loro figli». Nel ricostruire l'odissea di queste famiglie, si sottolinea come «alcuni tra di loro hanno perso il lavoro, a causa delle assenze prolungate, altri hanno a casa, in Italia, altri figli ad aspettarli, altri ancora sono messi a dura prova in quanto necessitano di farmaci salvavita che in Congo è impossibile reperire». E ora c'è un aggravante: la malaria. Una mamma l'ha già contratta e altri rischiano di essere contagiati. Una conseguenza prevedibile: man mano che passa il tempo vengono meno gli effetti della profilassi eseguita prima della partenza.  Sul loro sito, le mamme italiane se la prendono con il governo e la Farnesina, sottolineandoli in neretto nel comunicato stampa che correda la raccolta firme: «Nonostante la situazione sia critica, il Governo Italiano e il suo Ministro per gli Affari Esteri ad oggi hanno fatto ben poco, oltre ad emettere scarni comunicati stampa riguardanti il proprio impegno, o persino proporre alle famiglie di abbandonare i propri figli in Congo e rientrare in Italia a causa dei tempi che si stanno allungando così imprevedibilmente». Per questo, secondo “Mammeonline”, «il Governo Italiano è due volte colpevole: verso i propri cittadini e verso i bambini, i veri protagonisti di questa vicenda, trascurati da entrambe le parti». Ma se nel portale è finita Emma Bonino nell'occhio del ciclone, ieri alla radio la portavoce delle mamme italiane, spalleggiata dalla Littizzetto, ha puntato il dito contro la Kyenge. In effetti, è lei la responsabile, essendo, oltre che ministro dell'Integrazione, anche presidente della Commissione per le adozioni internazionali. «È gravissimo, le sue dichiarazioni sono inaccettabili», ha attaccato Debora Cingano, «la Kyenge ha detto che le famiglie non erano in regola perché la loro lista non era riconosciuta dagli enti e dalle autorità italiane. Assolutamente falso. Quelle adozioni sono del tutto regolari». Oggetto delle accuse è l'intervento della ministra dell'Integrazione, che venerdì ha risposto alla Camera a un'interrogazione sulle 26 coppie bloccate in Congo. Dichiarazioni che, «non sono piaciute per niente, anzi, hanno creato ancora più malcontento tra le famiglie», ha rincarato la rappresentante di “Mammeonline” ai microfoni di Radio Deejay. Tra le frasi incriminate, quella in cui la ministra in aula ha tenuto a precisare che «non si può però parlare di sequestro delle famiglie italiane, come riportato su alcuni organi di stampa, perché i passaporti verrebbero subito riconsegnati ai titolari qualora ciò fosse richiesto». «Ma lì ci sono madri e padri disperati che non riescono a tornare a casa con i bambini: sono i loro figli! Cos'altro è se non un sequesto!», ha sbottato la Cingano, ricordando come la Kyenge si sia anche recata personalmente in Congo poco tempo fa. «A fare che non s'è capito, se questi sono i risultati», è la chiosa al vetriolo della Littizzetto. Ma se persino lei, che fa da spalla tv a Fabio Fazio, s'è arresa all'evidente responsabilità della Kyenge, il Pd invece è in preda all'imbarazzo.  Non bastasse la Littizzetto, infatti, sulla Kyenge piove anche la scomunica di Gad Lerner, uno che a sinistra qualche autorità ce l'ha: la Kyenge, si chiede il giornalista, «porterà a casa qualche risultato?».  E pur di non scaricare le colpe sulla sua ministra, che fa il Pd? Se la prende con le uniche due famiglie che sono riuscite miracolosamente a fare ritorno in Italia. «Siamo lieti che alcune delle famiglie siano tornate a casa insieme ai loro figli», commentano i senatori Roberto Cociancich e Andrea Marcucci, «ma non possiamo però non evidenziare che lascia perplessi la notizia che l'Ambasciatore italiano, Pio Mariani, non fosse stato informato della loro partenza».In poche parole, i democratici pretendono pure che, dopo averne subite di tutti i colori, essere stati abbandonati dalla diplomazia italiana e dalla Kyenge, i genitori sequestrati in Congo, prima di mettere in salvo i figli, andassero a rendere omaggio all'ambasciatore. Cosa non si fa per difendere la casta. di Barbara Romano

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