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Governo, Letta chiede la fiducia alla Camera: "Patto 2014, non gettiamo nel caos il Paese"

Il premier accusa "Grillo, Berlusconi e populisti", accetta le condizioni di Renzi su riforme e legge elettorale e rilancia: sogni e promesse per tutti

Giulio Bucchi
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L'Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo Letta approvando la mozione di maggioranza con 379 sì, 212 no e due astenuti. In serata Letta ha ottenuto la fiducia anche al Senato con 173 voti favorevoli e 127 contrari. Letta ha oggi ottenuto la fiducia di entrambe le Camere Questa mattina il premier, nel suo discorso a Montecitorio dopo la formazione della nuova maggioranza senza Berlusconi, aveva parlato della fiducia come di "un nuovo inizio, con obiettivi realizzabili e tempi certi""Non gettiamo nel caos il Paese, sottoscrivete un patto 2014". Enrico Letta si attacca ai Forconi per ottenre la fiducia al proprio governo. La giornata -  Arrivato alla Camera intorno alle 9, il premier ha attaccato chi, come Beppe Grillo e Silvio Berlusconi, a suo dire cavalca la protesta scoppiata nelle piazze, magari trasformandola in attacchi politici. "Le istituzioni esigono rispetto, per questo motivo sono in Aula a chiedere una nuova fiducia - spiega Letta -. Si tenta di immiserire quest'Aula con una cultura che avalla la violenza", che "vuole fare macerie" della democrazia, "arriva ad incitare all'insubordinazione le forze dell'ordine", forze dell'ordine che, dice il premier, "voglio ringraziare per la fedeltà indiscutibile ai valori". Il discorso di Letta non va giù all'opposizone, da Forza Italia al Movimento 5 Stelle. E dopo le accuse dei grillini che hanno preso la parola, la replica del premier è riservata a un velenoso affondo proprio ai grillini e alla "gogna mediatica riservata da Grillo ai giornalisti", salvo poi pizzicare proprio i cronisti: "Ma cosa dovrei dire io - si lamenta il premier -, che dal mio punto di vista leggo ogni mattina cose inaccettabili, fantasiose, totalmente inventate?". Le condizioni di Renzi - L'ultima fiducia politica incassata dal governo fu quella dello scorso ottobre, con il dietrofront di Berlusconi. La decadenza allora non era stata ancora votata, oggi il Cav è decaduto e all'opposizone. Insomma, Letta ha fatto il pieno e non gongola: "Nella questione giudiziaria di Berlusconi non sono entrato e non entro oggi. Accettando l'incarico dalle mani del Capo dello Stato, a cui ogni giorni va il nostro ringraziamento, avevo detto che il mio non sarebbe stato un governo a tutti i costi e non lo è stato. Il rispetto della legalità era un limite da non oltrepassare, quel limite non è stato oltrepassato, per far questo mi sono preso anche il rischio di andare a casa ma questo ci ha dato forza e questa forza ora deve essere usata per il bene del Paese". Il rischio adesso si chiama Matteo Renzi, neosegretario del Pd che ha chiesto a Letta un cambio di passo, secondo le regole dettate dal Partito democratico con tanti saluti al vicepremier Angelino Alfano e al Nuovo Centrodestra. "La coalizione è più unita, ci sono le condizioni per definire un patto di governo, un impegno per il 2014. Il nuovo inizio è oggi".  Il Piano 2014: sogni e promesse - Il patto, rivolto a Renzi e Alfano, si basa su promesse antiche, buone per ogni legislatura: "Riforme costituzionali - elenca Letta -, e chi farà saltare il banco sarà chiamato a risponderne davanti ai cittadini che saranno chiamati comunque al referendum confermativo. Abolizione delle province il cui disegno di legge è già stato presentato, riforma del Titolo V della Costituzione, per chiarire le responsabilità di ciascun livello di governo". Da leggere: possibile riforma del Senato, già invocata da Renzi. "Obiettivi realizzabili e tempi certi", spiega il premier, che si propone di fare in un anno progetti abortiti o solo abbozzati in 20 anni di governi di ogni colore. Gli applausi scarseggiano, e quando ci sono suonano timidissimi. Per i prossimi 12 mesi gli obiettivi sono quelli annunciati da settimane, mesi: far scendere il debito pubblico ("E' colossale e lo stiamo aggredendo perché ci costa troppo, nel rapporto tra debito e Pil paghiamo 90 miliardi di euro in interessi, sono soldi buttati") anche grazie a dismissioni ("Non svendite né cessioni di quote di controllo") del patrimonio da 10-15 milioni, deficit, spesa pubblica e tasse, "crescere dell'1% nel 2014 e del 2% nel 2015, diminuendo la disoccupazione e in particolare quella giovanile". Rilanciare gli investimenti pubblici utilizzando al meglio i fondi europei e aggiornare le politiche di competitività industriale a favore delle imprese, soprattutto piccole e medie. Infine, attirare investimenti abbattendo la burocrazia. "Il piano Destinazione Italia, con un credito di imposta per la ricerca e fondi per la digitalizzazione delle Pmi, sarà in approvazione al consiglio dei ministri di venerdì". "Sì a bipolarismo e preferenze" - E infine la questione della legge elettorale e del post Porcellum, la vera mina su cui rischia di saltare, nell'immediato, l'esecutivo. "Dovrà creare le basi per una democrazia dell'alternanza ed evitare un eccesso di frazionamento della rappresentanza che ci condannerebbe all'ingovernabilità. La democrazia dell'alternanza è irrinunciabile e ci impone di orientarci verso meccanismi maggioritari". Con la sentenza della Consulta sono state "finalmente cancellate le liste bloccate, negazione di ogni merito e rappresentanza, inno alla cooptazione". Con l'Europa, contro i populisti - L'orizzonte, anche temporale, è quello del semestre italiano di presidenza europea. E l'Europa, in generale, è sempre sullo sfondo del piano di governo. Per essere credibili "bisogna avere i conti in ordine, come oggi accade. Lo ricordiamo anche ai tecnocrati di Bruxelles", prova ad essere aggressivo Letta, che poi però reindirizza le proprie forze ai "nemici" dell'Unione: "Senza Unione europea rimpiombiamo nel Medioevo, e chi cavalca il populismo anti-Ue non voti la fiducia", incalza con riferimento malizioso a Grillo e Berlusconi. "Dobbiamo interpretare la nostra presidenza come quella che chiude la legislatura europea della crisi e apre la legislatura della stabilità e della crescita. Il nostro semestre di presidenza della Ue deve essere l'occasione per dare energia all'Europa che ha le batterie scariche". Non facile, visto che le pile del governo non sembrano al massimo.  di Claudio Brigliadori  

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