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Pd, Renzi contro Bindi e D'Alema: "Non li candido alle Europee". Baffino prepara la guerra

Giulio Bucchi
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"Bindi o D'Alema candidati alle Europee? Non credo proprio". Se serviva un'altra porta chiusa in faccia ai caporioni (ex?) del Partito democratico, Matteo Renzi l'ha sbattuta con la consueta violenza. Il rottamatore, oggi segretario Pd, affida a Ballarò il proprio messaggio belligerante a Rosy e Massimo, che già aveva portato all'esclusione dalle candidature alle politiche 2013 con una campagna mediatica martellante. Erano, Rosy Bindi e Massimo D'Alema, i nemici storici e conclamati del sindaco di Firenze, i totem della conservazione, del vecchio che ritorna. Anzi, del vecchio che non se ne va proprio. Ma la vittoria schiacciante alle primarie per la segreteria, con il candidato d'alemiano Gianni Cuperlo distanziato di 50 punti percentuali, ha consegnato a Renzi lo scettro e il potere di demolire, una volta per tutte, le strutture ereditate dai partiti che furono, Pci-Pds-Ds da una parte e Margherita dall'altra. E le europee in programma nella primavera 2014 saranno il primo banco di prova per il repulisti. Se saranno fuori dalle liste, di fatto, per la Bindi e D'Alema sarebbe quasi certamente la fine della carriera politica attiva, salvo ripescaggi al momento improbabili (anche se il Quirinale ha le porte girevoli) D'Alema prepara la guerra - L'uomo che solo un anno fa era riuscito a batterlo alle primarie per Palazzo Chigi, Pierluigi Bersani, ci prova a smussare le voglie demolitrici del segretario: "Non usi la clava", invoca clemenza il suo predecessore. Ma Renzi andrà avanti. Certo, magari prova pure a indorare la pillola: "Al Parlamento europeo mandiamo chi vuole stare lì, non chi deve trainare la lista". Poi però la pugnalata a Rosy&Baffino è dietro l'angolo: "I vecchi dirigenti ci devono dare tanti consigli, i consigli sono la merce più preziosa". Però, è l'inciso velenoso, "non promettiamo di seguirli". Forse è per questo che, già dalle pagine del Corriere della Sera, lo stesso D'Alema ha annunciato che "se sarà necessario, se dovessero crearsi determinati presupposti, siamo pronti a dare battaglia, come, del resto, prevede il nostro modo di intendere la politica, la nostra cultura, la nostra tradizione di lotta". "Nessuna scissione", ha precisato l'ex premier. Cosa che, probabilmente, suona anche più minacciosa: un Pd unito e diviso al suo interno è peggiore, per il neosegretario Renzi, di un Pd diviso in due, alla luce del sole. di Claudio Brigliadori

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