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Travaglio: "Torna l'Italia aumma aumma". Per Belpietro e Sallusti "votare subito". E Ferrara...

Ferrara, Travaglio, Belpietro, Sallusti

Matteo Legnani
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Si pensava all'ennesimo rinvio, con la data per la nuova seduta già prevista per il 14 gennaio. Poi, invece, la Corte costituzionale ha accelerato i tempi, si è ficcata in camera di Consiglio e ne è uscita bocciando severamento (come d'altra parte era lecito attendersi) il "Porcellum", la legge elettorale varata alla fine del 2005. E la notizia è "esplosa" su tutti i giornali, con toni ai confini dell'apocalittico. E quando si parla di toni da fine del mondo, non può che spiccare Marco Travaglio. Il quale, più che porsi la questione del "che fare ora", nell'editoriale odierno sul Fatto quotidiano, rimugina amaro sugli effetti immediati della sentenza della Consulta. Che a suo dire riporta l'Italia indietro di vent'anni, al pre '93, che è l'anno dell'entrata in vigore del Mattarellum. Per Marco Manetta, quella che i giudici costituzionali hanno ci hanno (ri)consegnato è "l'Italia dei governi che non nascevano dalle urne, quella degli accordi aumma aumma fatti nelle segrete stanze dei partiti e del Quirinale". L'Italia, rincara Travaglio ritornando al presente, che piace ai "nemici del bipolarismo: Napolitano, Letta, Alfano e Casini in testa". Su Il Foglio, invece, Giuliano Ferrara si produce in una lunga ricostruzione degli eventi che hanno portato alla decisione della Consulta, suggerendo poi la sua soluzione alla pericolosa situazione di impasse: "L'unico possibile accordo legittimante è quello di varare una legge maggioritaria sicura, probabilmente a due turni, con un riequilibrio di natura presidenzialista che darebbe a Napolitano  anche l'occasione di segnare il passaggio di fase necessario e di considerare la sua opera compiuta". Per Alessandro Sallusti, su Il Giornale, "buo senso vorrebbe che si dimettessero tutti, da Napolitano in giù, e si tornasse subito a votare con la stessa legge senza le parti emendate dai giudici costituzionali (premio di maggioranza e liste bloccate)". Stessa strada suggerisce su Libero il direttore Maurizio Belpietro, che nell'editoriale di oggi spiega che "se il Parlamento è stato eletto con un sistema che non rispetta i principi costituzionali, non si può fare altro che rieleggerlo in fretta con un altro sistema, trovando una formula che garantisca il volere degli elettori. E dei giudici". Ma... c'è un ma: "Che legge si fa - attacca Belpietro - se l'attuale coalizione di governo è composta da un grande partito (il Pd) e due piccoli, uno dei quali seriamente a rischio di finire sotto la soglia del 5%? I modelli che si possono prendere a prestito da Francia, Germania o Spagna cancellerebbero di fatto dal prossimo Parlamento il Nuovo centrodestra di Alfano e Scelta civica".

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