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Quagliariello: "Nessun rimorso.Silvio si è fidato delle persone sbagliate"

Gaetano Quagliariello

Nicoletta Orlandi Posti
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Ministro Quagliariello, oggi Berlusconi, il leader col cui simbolo siete stati eletti, viene cacciato dal Senato, mentre voi del Nuovo centrodestra rimanete al governo. Come si è arrivati a questo? «L'applicazione retroattiva della legge Severino è un abominio. Berlusconi, però, sarebbe in ogni caso uscito dal Senato per la pena accessoria connessa a una sentenza ingiusta che gli auguro di ribaltare. Se la Corte d'Appello non avesse sbagliato i calcoli dell'interdizione, sarebbe già decaduto. Di fronte a questa realtà, ingiusta ma ineluttabile, per il PdL vi erano due possibilità: da un lato, riconfermare il sostegno a un governo di emergenza nazionale, ottenere la grazia e fare in modo che Berlusconi fosse punto di riferimento di un partito unito in grado di coniugare la battaglia sulla giustizia con il bene del Paese. Dall'altro lato, una linea massimalista: far saltare il governo, provare ad avere elezioni anticipate anche a costo di far compiere un salto nel buio all'Italia. Ci siamo spaccati di fronte a questo bivio. Per questo oggi siamo in due partiti. Eppure ad agosto Berlusconi, davanti a Palazzo Grazioli, aveva fatto propria la linea di separare la sua vicenda dalle sorti del governo». Cos'ha cambiato il corso della storia? «La parte massimalista ha riguadagnato terreno, puntando anche su quanti, in altri partiti, ricercano anch'essi l'azzardo delle elezioni anticipate». Qual è stato per lei il segnale della rottura senza ritorno nel Pdl? «Le annunciate dimissioni di tutti i parlamentari: un atto di gravità istituzionale senza precedenti. Non era accaduto nemmeno dopo l'assassinio di Matteotti». Voi avete sempre prospettato a Berlusconi una via d'uscita “condivisa” dal Quirinale. Non vi sentite responsabili di averlo indotto a fidarsi di Napolitano? «Rileggiamo il messaggio del Capo dello Stato del 13 agosto: separava il giudizio politico da quello penale e riconosceva la leadership di Berlusconi a prescindere da qualsiasi sentenza. Vi erano tutti i presupposti affinché la grazia fosse concessa. Nel momento però in cui si chiedono le dimissioni di 200 parlamentari, si porta l'esecutivo a riunirsi senza la certezza della base parlamentare e poi gli si imputa di non aver bloccato l'aumento dell'Iva, si fanno dimettere cinque ministri, è chiaro che si intraprende una linea massimalista alternativa al percorso verso la grazia». Sta dicendo che è colpa di Berlusconi? «Dichiarando guerra al Parlamento e al governo ha bombardato la prospettiva della grazia». Berlusconi, invece, è convinto che Napolitano sia addirittura il regista di un complotto per farlo fuori. «Sono andato più volte a parlare col Presidente della Repubblica su mandato di Berlusconi e non mi sento in coscienza di sottoscrivere una simile ipotesi. Escludo ogni complotto da parte di Napolitano e che ci fosse l'intenzione a priori di non concedergli la grazia. Anzi, per quel che ho compreso, è vero il contrario». I lealisti vi accusano di essere poltronisti. «Ho un ministero politicamente importante, nel quale però spargo incenso, non gestisco potere. Tengo alla poltrona in una prospettiva politica: chi viene dall'esperienza del '94 non può pensare di ripresentarsi agli elettori senza aver fatto le riforme: bicameralismo, riduzione dei parlamentari, titolo V, elezione diretta del capo dell'esecutivo, legge elettorale. Altrimenti gli elettori, che l'ultima volta hanno dato il 25% dei voti a Grillo, la prossima volta ci inseguiranno con i forconi». Vi accusano anche di essere dei traditori. «È assai più difficile essere leali che lealisti. Io a Berlusconi ho detto tutto quel che penso guardandolo negli occhi. E non sapendo se per me ci sarebbe stato o no un futuro politico. Chi fa queste accuse non sa nemmeno chi ha lavorato perché vi fosse una munizione di argomenti contro la legge Severino, perché allora c'era chi lavorava e chi faceva dichiarazioni». Avete rotto col Cav per salvare il governo, che rischia di cadere per mano di Renzi. «Renzi avrebbe potuto sfruttare le fibrillazioni provocate del Pdl per far cadere il governo non sporcandosi le mani. Ora, se vorrà provocare la crisi, lo dovrà dire agli italiani. Ma quello che vale per il nostro ex partito vale ancor più per il Pd: chi fa fare un salto nel buio al Paese va incontro a una catastrofe politica». Dai calcoli di Brunetta la Iuc sarà peggio dell'Imu. Che senso ha la vostra presenza a Palazzo Chigi se i risultati sono questi? «I calcoli sono errati. E comunque, Brunetta sa bene chi ha sottoscritto la service tax in cambio dell'abolizione dell'Imu sulla prima casa…». Non sente nessun rimorso di coscienza? «Rimorsi no. Ho sofferto nel momento in cui ho capito che la divisione era un esito scontato, prima che si verificasse. Ma in politica capire prima le cose non è una qualità. Se sei in ritardo puoi sempre recuperare, se sei in anticipo sei fottuto. Soffri due volte». di Barbara Romano

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