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Un sindaco indagatoriunisce Cuperlo e Renzi

Sotto inchiesta per riciclaggio, il primo cittadino di brindici Mimmo Consales non si dimette e incassa l'appoggio del Pd

Matteo Legnani
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Un sindaco che è caduto e si è rialzato parecchie volte in poco tempo, tempestato di avvisi di garanzia per reati che via via si fanno più gravi, fino all'ultima clamorosa accusa di riciclaggio. Un partito - il Pd - appena rinnovato e già dilaniato al suo interno proprio sul caso del sindaco: renziano contro cuperliano, renziano con cuperliano, renziano contro renziano. I leader politici di riferimento che brillano per la loro assenza, i vertici regionali per incapacità di decidere. Eppure la Puglia è terra rossa, non priva di leadership nazionale. E tutto avviene a Brindisi, città di frontiera per la criminalità locale, e città simbolo di una tragedia vissuta poco più di un anno fa, con il folle attentato alla scuola Morvillo-Falcone.  È qui che proprio nei giorni in cui il Pd nazionale si tormenta e lacera sulla questione morale a proposito delle vicende del ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, scoppia per la quarta volta in pochi mesi il caso di Mimmo Consales, sindaco Pd che nella battaglia per il partito nazionale si è schierato con Gianni Cuperlo.  Da mesi il sindaco è nel mirino della procura locale, che lo ha coinvolto in numerose inchieste con varie ipotesi di reato. Quella inizialmente più insidiosa - che aveva già provocato una prima crisi della giunta nella primavera scorsa - riguardava il rapporto fra il comune e la News, una azienda di comunicazione di cui Consales era stato amministratore e titolare prima di diventare sindaco. Se ne è separato, ma non ha interrotto il generoso flusso di risorse pubbliche che scorrevano dal municipio pugliese verso la News sas. Fino a inciampare nella delibera con cui alla società veniva prorogata l'attività di rassegna stampa e di call center. Ne è nata una inchiesta della procura, che ha scoperto altri appalti affidati senza gara per le rassegne estive. E dalle delibere era stata ritirata anche la firma del vicesindaco (Udc), Paola Baldassarre, che si era pure dimessa in polemica con il sindaco, raccontando poi in procura i dubbi avuti su quelle vicende. Consales però è restato in piedi, contando sulla rete di rapporti nel Pd regionale e anche sul buon rapporto personale con il sindaco di Bari, Michele Emiliano.  A metà novembre è arrivata però la seconda tegola: Consales di nuovo sotto inchiesta, con l'accusa di riciclaggio per essere stato pizzicato a saldare le rate di un suo vecchio e ingente debito con Equitalia (300 mila euro) versando in contanti ben 20 mila euro in violazione di ogni norma. È saltato il responsabile locale di Equitalia che glielo aveva permesso, ma il sindaco è restato in piedi.  Il suo partito sulle prime ha pensato di chiedergli le dimissioni. D'altra parte il segretario provinciale appena eletto, Maurizio Bruno è renziano. Quello cittadino, Antonio Elefante, pure. L'intero gruppo consiliare voleva le dimissioni del sindaco. Si sono incontrati tutti con i vertici locali del Pd. Sembrava fatta. E invece hanno scelto di fare continuare al suo posto il sindaco. Dilaniandosi perfino fra renziani, perché il segretario cittadino, Elefante, ha rimesso il suo incarico per protesta. A rendere ancora più inquietante questa vicenda, l'altra notte qualcuno ha dato fuoco all'auto del segretario dimissionario del Pd che era parcheggiata sotto casa, e ora su questo probabile attentato indaga la Digos. Tutto nel rigoroso silenzio dei leader nazionali del partito: né Renzi, né Cuperlo né altri hanno pensato degni di attenzione e soprattutto di qualche decisione quello che stava avvenendo a Brindisi. Che naturalmente non fa ottenere grandi titoloni quanto una inutile dichiarazione sulla Cancellieri, ma sembra assai più grave e non solo per il futuro del partito principe della sinistra italiana. di Franco Bechis

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