Giovani Forza Italia, Berlusconi: "La nostra libertà è sotto attacco"
"La mia decadenza è un colpo di Stato. La nostra libertà è sotto attacco. Dobbiamo reagire". Silvio Berlusconi parla davanti ai giovani di Forza Italia, raduntai all'Eur di Roma e ricorda come "nel nostro Paese i principi della libertà dell'individuo siano costantemente a rischio". Il Cav è preoccupato: "Sono tre notti consecutive che non riesco a dormire... C'è una cosa che mi preoccupa moltissimo che non mi riguarda personalmente, perchè ormai ho una veneranda età, ho sognato, ho combattuto, a me può succedere anche di tutto. Ma sono preoccupato per l'attacco che è stato portato alla nostra libertà e per quello che sta succedendo al paese senza che nessuno si alzi in piedi a dire 'non è possibilè". Ad accompagnare il Cavaliere la giovane fidanzata Francesca Pascale che si siede in prima fila ad ascoltarlo. Dalla platea partono i cori da stadio "Silvio Silvio!". "I magistrati hanno il potere" - Poi il Cav parla dei magistrati che non gli danno tregua: "La sinistra ha preso tutti i poteri, nel giornalismo, scuola, università e così nella magistratura, fino al Csm. Tutti gli altri magistrati dipendono da Magistratura Democratica, nella magistratura oggi non si giudica più per il fatto oggetto di giudizio ma per un'ideologia politica o per un do ut des ai magistrati". E ancora: "La magistratura è diventata un contropotere capace di mettere sotto gli altri due poteri, quello legislativo ed esecutivo". E la "polizia giudiziaria è diventata un esercito di fedelissimi con lo stesso orientamento delle procure le cui attività sono assolutamente sconosciute al ministro degli interni e della gisutstiai e del presidente del consiglio, ve lo posso dire perchè ci sono passato". "Servizi sociali umilianti" - Il Cav parla anche della sua pena che dovrà scontare per il processo Mediaset. Berlusconi ritiene che chiedere l'affidamento ai servizi sociali equivarrebbe ad "esporsi al ridicolo", non solo della sua persona ma dell'intero Paese "davanti alla Comunità internazionale", perchè ai Servizi sociali ci finirebbe "un cittadino non solo della mia età, ma che è stato più volte presidente del Consiglio, più a lungo di De Gasperi, che ha partecipato ai vertici internazionali e li ha presieduti. Un cittadino - aggiunge Berlusconi - che si è sempre comportato con rispetto, deve essere affidato ai servizi sociali perchè possa riabilitarsi? Io credo sarebbe una umiliazione, una cosa ridicola e inaccettabile" E su un'eventuale richiesta di grazia Silvio è categorico: "Io non la chiedo. Spetta a Napolitano concederla. Il Presidente della Repubblica non dovrebbe avere un attimo di esitazione a dare, senza che la richieda, perchè ho la dignità di non chiederla, un provvedimento che cancelli questa ignominia dei servizi sociali. I signori della sinistra sappiano che io non ho paura di nulla". Per il Cavaliere mandare ai servizi sociali chi è stato presidente del Consiglio tante volte, “a parte l'umiliazione che consente a don Mazzi di dire 'Berlusconi venga qui a pulire i cessì, finirebbe per 'esporre al ridicolò l'Italia”. E sulla sentenza Mediaset aggiunge: "Si tratta di una sentenza politica assolutamente infondata, incredibile, utilizzata per porre le basi per un processo di decadenza per l'omicidio politico del leader del centrodestra". "Corsera organo delle toghe" - Poi il Cav attcca il Corriere della sera: "Dopo lo sbigottimento iniziale della sinistra e di Magistratura democratica per la vittoria di Forza Italia nel '94 cominciarono a correre ai ripari e prepararono l'attacco finale e io ebbi dopo 7 mesi un avviso di garanzia consegnatomi a Napoli, e mi fu comunicato attraverso il Corriere della Sera, da sempre organo non ufficiale, anzi organo ufficiale della procura di Milano". "Mangano un eroe" - "Sapete quante ingiurie ha avuto Dell'Utri perchè definì Mangano un eroe?", chiede Silvio Berlusconi ai giovani di Forza Italia. Poi, ne racconta la storia: "Cercavo qualcuno che si intendesse di cavalli e non lo trovavo e Marcello aveva conosciuto alla lontana questo signore, lo interpellò e lui accettò, venen ad Arcore con la moglie, due figli e la vecchia anziana mamma. Venne, si comportò benissimo, accendeva le candele in chiesa la domenica, faceva la comunione e qualche volta sedeva a tavola allo stesso nostro tavolo. Poi ebbe una disavventura per la sua azienda e mi disse che doveva andarsene, poi la storia della sua vita non la conosco, si mise con alcune persone vicine alla mafia e accusato addirittura di omicidio e messo in carcere. Venne assalito dal cancro e ogni giorno un pm gli diceva: ti mandiamo a casa se ci racconti i rapporti tra Dell'Utri e la mafia, tra Berlusconi e la mafia. Lui non voleva farlo. Ebbene, sapete quando lo hanno mandato a casa? Quando è morto. Credo che Marcello abbia detto bene quando lo ha definito un eroe", conclude il Cavaliere.