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Intercettazioni, perché il governo rischia sulla riforma di Andrea Orlando

Marco Rossi
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Non c'è solo la prescrizione ad agitare il governo giallorosso sulla Giustizia: dietro l'angolo c'è la grana-intercettazioni, col rischio che la Riforma Orlando provochi spaventosi problemi sul fronte privacy e garanzia dei cittadini. Martedì 11 febbraio saranno ascoltati in commissione Giustizia al Senato alcuni esperti del ministero per rassicurare sull'efficacia della nuova norma, ma ci sono grossi dubbi dopo le parole delle società che effettuano le intercettazioni per conto dello Stato. Alcuni dei rappresentanti delle società coinvolte  - lo scorso 4 febbraio - hanno spiegato  che il sistema non garantisce l'autenticità e la genuinità delle intercettazioni e del materiale raccolto. In concreto, è teoricamente possibile che dei famigerati trojan infettino gli smartphone caricando immagini o altro materiale all'insaputa del proprietario. Non solo. Per approfondire leggi anche: Piazzapulita, "l'audio che imbarazza la Lega" C'è un grosso problema per il passaggio dei dati dai server delle Società (cioè dei privati) allo Stato: al momento risultano problemi tecnici che, secondo gli esperti ascoltati in commissione, rende letteralmente impossibile trasmettere i dati in originale. Significa che le società private raccoglieranno il materiale nei propri server, che fisicamente non saranno più nelle procure, e che poi bisognerà trovare un metodo sicuro per trasmettere il materiale allo Stato. Problema che rischia di aprire mille polemiche su fughe di notizie e tutela dell'imputato. E c'è il rischio teorico che qualsiasi avvocato fresco di laurea possa far cadere i maxiprocessi per mafia, terrorismo o per traffico di droga, facendo dichiarare inammissibili le intercettazioni raccolte col nuovo sistema.

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