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Nicola Zingaretti a DiMartedì: "Salvini e il citofono? Avrei chiamato la polizia, invasione della privacy"

Giulio Bucchi
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"Chiamerei la polizia". Nicola Zingaretti, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, minaccia le maniere fortissime. Si parla, ovviamente, delle elezioni regionali in Emilia Romagna vinte da Stefano Bonaccini (nascondendo il Pd) e il segretario dem non si sottrae alla domanda "telefonatissima" sulla citofonata di Matteo Salvini al Pilastro a un ragazzino tunisino tacciato di essere uno spacciatore.   Leggi anche: "Dieci e lode per quel citofono". Sgarbi in controtendenza su Salvini "Se a casa mia citofonasse un politico per raccattare voti, chiamerei la polizia perché è un'invasione della privacy, una intrusione", spiega Zinga, che poi con una botta di onestà intellettuale ammette: "Non mi aspettavo un risultato così positivo, ma c'era un bel clima, una bella squadra in campo, Bonaccini che aveva governato bene. Le persone tornano a fidarsi del Pd, non bisogna tradire quella fiducia. Ora calma e gesso, umiltà". E le sardine? "Le avete organizzate voi?", chiede malizioso Floris. "No, magari avessi questo potere, queste sono cattiverie. Le sardine sono un movimento di massa giovanile e spontaneo non contro la politica ma che rivendica la bella politica, e la sfida di chi fa politica è quella di essere degni di questa generosità".

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