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Regionali 2020, Vito Crimi e il primo commento: "Cosa non avete capito del M5s". Suicidio politico servito

Giulio Bucchi
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Il risultato è al di sotto delle aspettative ma da qui a dire che il M5s è morto, ce ne corre. È questo il primo messaggio di Vito Crimi, reggente grillino dopo l'addio di Luigi Di Maio, post regionali in Emilia Romagna e Calabria. La patata bollente del tracollo elettorale è nelle mani del senatore, ma l'autodifesa fa già acqua. Tanto che anche Enrico Mentana, leggendo la nota pubblicata su Facebook durante la sua maratona su La7, interrompe anzitempo con un pizzico su sufficienza. Messaggio lanciato ai telespettatori: sono solo frasi fatte. Leggi anche: Perché Crimi sarà il becchino del Movimento 5 Stelle. Giuli, il ritratto indiscreto del reggente "Ogni volta che un risultato elettorale non ci sorride - scrive Crimi - sento partire il solito coro che scandisce all'unisono: il Movimento è finito, è in ginocchio, sta scomparendo. In più, questa volta, viene dato per scontato il ritorno del bipolarismo, come se le elezioni in due regioni equivalessero al voto nazionale. Anche questa volta li deluderemo perché, chi dice questo, non ha capito cosa sia veramente il Movimento 5 Stelle, del perché siamo nati e quali sono gli ideali che ci guidano e ci rendono diversi da tutti gli altri". "Il voto delle regionali ha sempre visto il Movimento raccogliere risultati inferiori rispetto alle tornate nazionali, ma va riconosciuto che in Calabria ed Emilia Romagna i risultati sono stati inferiori alle aspettative - spiega con una botta di realismo il capo ad interim dei 5 Stelle -. Questo però non ci induce ad arrenderci: semmai è vero il contrario. Abbiamo già avviato il lavoro di organizzazione che ci consentirà un maggiore coordinamento e ci permetterà di essere più presenti sui territori. Sarà fatica e sudore, ma so che siamo in grado di farlo. A una condizione: quella di restare uniti, di non lasciarsi irretire da facili sirene, di ricordare sempre quali sono gli obiettivi e le motivazioni che ci hanno portati nelle istituzioni e alla guida del Paese". "A volte - conclude amaro Crimi - ci si trova a dover scegliere tra il consenso e il bene dei cittadini, non sempre le due cose coincidono. C'è la ricerca del facile consenso, quello di chi ad agosto fugge dalle responsabilità che si era assunto nei confronti dei cittadini italiani. E poi c'è il consenso guadagnato con il sudore, che richiede tempo, pazienza e resistenza. Il consenso che arriva solo attraverso il lavoro incessante, la progettualità a medio e lungo termine, la capacità di immaginare e costruire il nostro futuro". "Il Movimento è tutto questo. Quello che stiamo facendo e continueremo a fare contribuirà a renderà questo Paese migliore e più vivibile. Ci vorrà tempo, ma il consenso arriverà e non sarà effimero, ma il risultato di un buon lavoro. Ora non resta che continuare a lavorare pancia a terra con il governo che, dopo queste elezioni, deve proseguire nel suo percorso". È forse questo il passaggio più importante della lunga riflessione. Con una incognita pesantissima: se già Di Maio non riusciva a controllare i gruppi parlamentari, quanto potrà farlo un capo che parte già azzoppato come Crimi?

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