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Danilo Toninelli, senza di lui e del M5s il Ponte Morandi rinasce

Davide Locano
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Meno i politici si occupano della costruzione dell' ex ponte Morandi e più i lavori procedono in modo spedito. Questa, almeno, è l' impressione. Se è vero, come è vero, che da quando Danilo Toninelli non è più ministro delle Infrastrutture, a Genova, in Val Polcevera, si sono fatti passi da gigante. E se a ciò si aggiunge la "latitanza" dell' attuale ministra Paola De Micheli, allora la previsione del sindaco di Genova Marco Bucci, «penso che l' intero ponte sarà visibile a metà marzo e l' apertura è ipotizzabile a primavera», sarà certamente rispettata. Leggi anche: Emilia Romagna, gaffe-Toninelli: non sa il nome del candidato M5s Dopo il crollo del Morandi i ritardi e gli inghippi della politica avevano rallentato progetti e lavori, lasciando Genova con il suo porto, in balia di se stessa, con la prospettiva di rimanere isolata per chissà quanto tempo. Ci voleva un uomo solo al comando ed è stato individuato nel primo cittadino genovese che si è rimboccato le maniche e, come commissario per la ricostruzione, ha preso in mano la situazione con decisione. Lui e il governatore della Liguria Giovanni Toti ce l' hanno messa tutta. Inspiegabile perché la politica continui ad ignorare e tenere lontani dalla stanza dei bottoni, gli unici due esponenti dei partiti, Bucci (Pd) e Toti (Centrodestra), che hanno dimostrato di essere all' altezza dei loro ruoli. Intanto sopra la Val Polcevera è stato eretto il pilone numero 14 (su un totale di 18 previsti dal progetto) e si è concluso il varo dell' impalco tra le pile 15 e 16 del lato Levante. I tecnici di "PerGenova" hanno portato l' impalco, del peso di 560 tonnellate, ad un' altezza di 33 metri. Nel capoluogo ligure fanno tutto da soli: non ci sono problemi, neppure per i soldi: «Autostrade sta pagando il ponte - sottolinea il commissario Bucci -, noi emettiamo fatture mensili sullo stato di avanzamento dei lavori e sino ad ora Autostrade ha sempre pagato e sono certo che continuerà a farlo. In funzione di ciò che deciderà il Ministero, noi consegneremo il ponte a chi ne sarà il concessionario». Allo stato dei fatti, sono quasi 400 i metri visibili della nuova infrastruttura, realizzata dalla joint venture "PerGenova", composta da "Salini Impregilo" e "Fincantieri Infrastructure". Attualmente proseguono le operazioni per la realizzazione degli ultimi tre piloni in cemento armato, il cui assemblaggio avviene a terra, come quello delle campate centrali lunghe 100 metri, necessarie per scavalcare il Rio Polcevera. Un mese, un mese e mezzo e il ponte sarà pronto per l' inaugurazione, sottolinea il commissario che precisa il suo ruolo: «L' unica cosa sbagliata - ha ripetuto Bucci in più occasioni -, è proprio il termine commissario che di solito si utilizza quando qualcuno deve intervenire perché c' è qualcosa che non funziona. In questo caso preferirei che si parlasse di project manager, cioè di una persona che ha totalmente in carico il progetto. Questo sistema è adottato da tutte le aziende del mondo e funziona, perché permette di avere le deleghe e i poteri per portare a termine i lavori. Non vedo nulla di male ad applicarlo in Italia come modello generale e non come eccezione: sarebbe un passo in avanti». Terminati i lavori, il nuovo viadotto sarà lungo 1076 metri, con 19 campate in acciaio e calcestruzzo, sostenute da 18 piloni a sezione ellittica. I pali previsti a sostegno della pile sono 281 e tutte le sezioni in acciaio del ponte saranno facilmente raggiungibili per favorire la manutenzione. Dunque, i pilastri di sostegno saranno più numerosi di quelli del Ponte Morandi, ma più snelli e sono previste più corsie di marcia: il progetto ne prevede quattro (da 3,45 metri), più altre due di emergenza. Ci saranno 43 pali di illuminazione, come il numero delle vittime del Morandi, inoltre il nuovo ponte sarà all' insegna della sostenibilità e sarà dotato di un impianto fotovoltaico che produrrà l' energia necessaria al funzionamento della struttura. Un sistema tecnologicamente avanzato a sensori, monitorerà l' infrastruttura giorno e notte, segnalando in tempo reale eventuali anomalie. Dunque ancora 14/16 settimane e Genova riavrà il suo ponte e di esso ne beneficerà l' intera economia del Paese. Per un capitolo che si chiude, ne restano aperti altri 3500 che è il numero complessivo dei viadotti completamente fuori controllo in tutto il Paese. Nel dato sono compresi anche i 992 ponti costruiti negli anni Sessanta che non hanno un padrone e che dal 2018 sono stati posti sotto la tutela dell' Anas « al fine di assicurare - scriveva il direttore generale del ministero delle Infrastrutture Antonio Parente - l' incolumità della vita umana». Dopo un anno, dei 992 ponti, 763 cavalcavia restano senza identità e su di essi non sono state effettuate ispezioni come la legge prevede. Ma questa è un' altra storia, ancora tutta da raccontare. di Marco Bardesono

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