Vittorio Feltri sul voto in Emilia Romagna: "Con brutale franchezza dico a Salvini che il governo non cadrà"
Gli ottimisti sono peggiori dei pessimisti perché sbagliano quasi tutte le previsioni. Difatti i primi vedono la realtà rosa pure quando è nera, come nel caso politico italiano. Per esempio, la leghista Lucia Borgonzoni, candidata alla carica di governatore dell'Emilia in opposizione al democratico Stefano Bonaccini, afferma che, qualora vincesse le elezioni, l'esecutivo Conte sarebbe costretto a lasciare Palazzo Chigi e a dichiarare aperta la crisi di governo. È una speranza, pur legittima, anzi una illusione che difficilmente si tramuterà in concretezza. Per un motivo semplicissimo: anche se la regione rossa per tradizione diventasse verde, il che è probabile, lo spessore della maggioranza che tiene in piedi il BisConte rimarrebbe invariato rispetto ad ora, pertanto essa sarebbe in grado, numeri alla mano, di continuare a gestire il potere. In sostanza il quadro politico non muterebbe di una virgola a livello nazionale. Leggi anche: "Perché processano Salvini": Gregoretti, la verità di Vittorio Feltri Indubbiamente un successo della Lega sarebbe sconvolgente per la sinistra dal punto di vista psicologico, eppure non provocherebbe l'auspicato ribaltone. Democratici e grillini hanno un solo interesse: non mollare le poltrone fino alla scadenza naturale della legislatura. E faranno di tutto e di più al fine di resistere agli attacchi della opposizione nell'aspettativa di rimontare il terreno perduto. Pure questo obiettivo appartiene al mondo dei sogni, dato che i progressisti e i loro soci pentastellati non sono capaci di combinare alcunché, tuttavia finché la composizione del Parlamento è quella attuale, non è ipotizzabile che Sergio Mattarella disponga lo scioglimento delle Camere, in quanto non avrebbe alcuna giustificazione costituzionale per compiere un simile atto. La situazione è questa: stallo completo. D'altro canto nel nostro Paese si vota ogni due per tre, vuoi per le regionali o le cittadine, e gli spunti per dire che l'assetto dei consensi è mutevole non mancano mai cosicché andrebbe aggiornato, in base ai nuovi risultati parziali, altresì quello complessivo, cioè nazionale. Trattasi di congetture da salotto che non possono incidere sulle decisioni del capo dello Stato, il quale deve attenersi alle regole aritmetiche contenute nella Carta. Ci auguriamo che domenica prossima trionfi il partito di Matteo Salvini, ma gli annunciamo con brutale franchezza che un suo successo non avrà conseguenze negative per i suoi avversari che menano il torrone a Roma. di Vittorio Feltri