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La legge del Cnel per dare più poteri al Cnel

Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro

Francesco Specchia
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Non c'è davvero nulla di più invincibile, in Italia, dell'orgoglio di un ente inutile. Prende il mitico Cnel, il vanto burocratico della nazione, quel «Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro» la cui abolizione più volte annunciata fu respinta nella frana del referendum renziano del 4 dicembre 2016. Dopo dopo anni d'intimidito silenzio, il Cnel torna ad alzare la testina. E' stata depositata il 6 dicembre 2019 alla Camera -mentre l'intero Parlamento era intorpidito tra le Legge di Bilancio e le ferie natalizie- la proposta di legge n.2290 nominata “Modifiche alla legge 30 dicembre 1986 n. 936, in materia di potenziamento delle funzione consultiva del Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro”. Un papello breva ma abbastanza ostico alla lettura che, di fatto, aumenta i poteri consultivi già all'acqua di rose dell'ente suddetto. Il quale ente vuol fornire al governo relazioni su “livelli e qualità dei servizi erogati in relazione agli indicatori di benessere equo e sostenibile su base territoriale”; prevedere di superare la sua dimensione consultiva verso governo e Parlamento finora “prevalentemente e sostanzialmente in un contesto  cioè, ben distante da quello che si sarebbe determinato da lì a un ventennio con la sottoscrizione del trattato di Lisbona”; partecipare, sulla base delle nuove norme Ue al coordinamento delle sorveglianza delle politiche di bilancio italiane nel alveo europeo; aspirare ad un “potenziamento della fase di programmazione economico-finanziaria dell'Italia in coerenza con un “modello” europeo che, a monte, sconta un istituzionalizzato rapporto tra organi….”. Etc etc etc. Vi risparmio l'ipnosi della prosa gonfia, del ginepraio di norme, richiami ad articoli, commi, cazzilli vari. In sostanza, il Cnel, preposto per vocazione al parere pleonastico e considerato dall'uomo delle spending review Carlo Cottarelli, “il primo costo da tagliare”, vuole contare di più, con i suoi pareri fondamentali, anche in dimensione europea. Ovviamente, la proposta di legge di ampliamento dei poteri del Cnel promana dal Cnel stesso che ha potere d'iniziativa legislativa. E ovviamente, il Cnel stesso avverte i deputati che non vi sarebbe “pregiudizio alcuno per le prerogative del governo e delle Camere” e che “l'iniziativa legislativa non comporta oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato”. E vorrei anche vedere. Il Cnel con i suoi 64 consiglieri (10 esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica, dei quali 8 nominati dal Presidente della Repubblica e 2 proposti dal Presidente del Consiglio dei Ministri, 48 rappresentanti delle categorie produttive, 6 in rappresentanza delle associazioni) è un piccolo ufficio di collocamento politico che, dal 1958, ha proposto 14 disegni di legge, 1 ogni 4 anni, nessuno dei quali approvati dal Parlamento. Il tutto al modico prezzo di circa 8,7 milioni di euro all'anno, ma ai bei tempi ha toccato i 20 milioni. Doveva spirare definitivamente nel gennaio 2016 grazie all' articolo 28 del ddl Boschi che prevedeva «l'abolizione» integrale dell'art. 99 della Costituzione. L'hanno strapazzato, disarticolato, il presidente si era dimesso, erano rimasti 29 consiglieri su 69, 51 dipendenti su 120 tra esperti nominati dal governo e un microdrappello di rappresentanti dei professionisti. Le già magre funzioni del Cnel erano state relegate all' ordinaria amministrazione (due sole assemblee nel 2015 e due sole riunioni per le commissioni dimezzate). Poi la mancata riforma costituzionale l'ha riportato a nuova vita. La sfarzosa sede di Villa Lubin ha continuato ad illuminarsi d'immenso. Però, mesi fa, doveva arrivare in Senato, grazie ad un'ottima iniziativa di Lega/ Movimento 5 Stelle che ancora governavano, una nuova proposta di legge che ne sostanziava l'abolizione di fatto, assieme ad un'altra che avrebbe dovuto spostarne le già scarne prerogative alla Corte dei Conti. Ed ecco, probabilmente, il perché della proposta di legge per avocare a sè nuovi poteri, ecco il movente di questa nuova botta d'orgoglio del Cnel. Per evitare che qualcuno rimetta nuovamente in discussione la propria esistenza l'ente inutile deve dimostrare di non esserlo. Di per sé, in fin dei conti la suddetta iniziativa per il cittadino medio appare abbastanza innocua. Ma è una questione di rispetto. Sarebbe consigliabile, caro Parlamento, di non farci prendere ancora così palesemente per i fondelli…

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