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Martina la sardina, come e perché l'ex ministro e segretario Dem si avvicina ai movimenti di piazza

Maurizio Martina

Francesco Specchia
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Se esiste un uomo (a sinistra perché a destra c'è già Pierferdy Casini) che ha fatto della tendenza a stare sempre sotto la cresta dell'onda la sua forza, be', quello è Maurizio Martina. Ma è dalla sua condizione di apnea politica che gli riescono i colpi da prima pagina. Prendete, per esempio, questa cosa della lenta, impercettibile, mutazione da bersaniano a renziano a gentiloniano a zingarettiano infine, finalmente in sardina.  Anzi più che in sardina, in acciuga. C'è una differenza organolettica essenziale: le sardine sono fresche, e si deteriorano subito; le acciughe si conservano per anni, sotto sale. Ognuno si cerchi la metafora che vuole. Afferma, infatti, Martina intervistato dal Corriere della sera: “Serve un nuovo soggetto democratico. Le piazze e i movimenti di questi mesi indicano un bisogno di protagonismo a cui dobbiamo rispondere con una forte novità”. Che già uno pensa: oddio, se la novità è Martina la semantica non quadra. Eppure, prima di Natale, su Repubblica, lo stesso Martina aveva dichiarato sul movimento di Mattia Santori: “Quelle piazze sono alternative alla destra ma pongono una grande domanda di cambiamento anche al centrosinistra. Per questo, seguendo la riflessione del segretario Nicola Zingaretti dopo le regionali noi dobbiamo avere il coraggio e la forza di aprire una strada nuova per costruire un grande soggetto plurale. Le Sardine sono ossigeno allo stato puro”. E, ancora, qualche giorno dopo, l'ex ministro, ex segretario e ora “presidente della commissione per la riforma del partito” (qualunque cosa ciò voglia significare) si era addirittura spinto più in là. Oltre i confini dell'ignoto e del reddito di cittadinanza, egli aveva proposto l' “eredità di cittadinanza”, ossia “un assegno di 15mila euro per tutti i ragazzi e le ragazze al compimento del diciottesimo anno, da utilizzare per supportare la loro autonomia e cittadinanza”; ed era ben chiara la mano tesa verso le nuove generazioni della nuova sinistra, insardinate nelle piazze delle prossime Regionali. La mano tesa, ovviamente, non era quella di Martina; il quale ha omesso di dire come si sarebbe trovate le coperture del nuovo fantastico tributo. No, la mano era quella di Zingaretti, pronto a raccogliere ogni istanza del Pd, dai vecchi segretari ai giovani militanti, agli uscieri. E il suddetto “bisogno di protagonismo” citato da Martina non era, tecnicamente, quello delle sardine. Era quello di Martina stesso. Il quale, sparito dal radar dei media e dei suoi stessi elettori, sta procedendo all'ennesima virata. Martina, in quanto a diapason degli equilibri politici a sinistra è un drago, se la batte con Franceschini. Il suo vantaggio è l'alto grado di volatilità che impedisce ai suoi pensieri di lasciare traccia. Se le idee rivoluzionarie di Martina aggredissero davvero la memoria collettiva, i popoli infatti  si ricorderebbero che solo pochi mesi fa l'uomo aveva affermato: “Occorre una costituente delle idee che parta dal Pd e si rivolga a tutti i democratici”. Oppure “non c'è più spazio per divisioni e fratture” (e subito dopo ecco la scissione di Italia Viva). Oppure “noi -il Pd-  dobbiamo riconoscere i nostri errori e scrivere una pagina nuova senza continuare a parlarci addosso” (già detto, ancor prima, a Luca Telese che, giustamente, gli aveva fatto notare che uno dei più casinisti, nel Pd kamikaze di Renzi, fu proprio Martina). Martina in questi mesi, aveva una sola missione: riformare un partito irriformabile. E, in effetti, timide proposte anche di possanza istituzionale le aveva buttate qua e là, tipo “la nostra sfida a Lega e M5S: solo una Camera da 500 parlamentari”. Gli è passata subito, figurarsi. La vera verità è che Maurizia Martina, che non ha mai avuto -come abbiamo già scritto- le phisique del capo, semmai del “facente funzione”, sta ancora una volta, annusando l'aria del cambiamento a sinistra. Aria che, oggi , corrisponde ad una salmastra insufflata di pesce.  Se  la sua metamorfosi in acciuga avrà successo, o se le sardine gli sopravviveranno, per ora, non è dato di sapere…    

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