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Cancellieri: "Non ho mai mentito, nessun favoritismo per Giulia Ligresti"

Andrea Tempestini
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Dopo aver incassato la "blindatura" di Giorgio Napolitano ed Enrico Letta, Annamaria Cancellieri rilancia, prende la parola alla Camera, e nel giorno in cui si vota la mozione di sfiducia sul suo conto, continua a difendersi, a sostenere le sue ragioni. L'interventismo del Colle (che è arrivato a sostenere che i giudici non possano fare e disfare i governi, come invece è accaduto negli ultimi vent'anni) e quello del permier (che ha "obbligato" il Pd a votare la fiducia nell'assemblea di lunedì sera) non hanno spinto il ministro a più miti consigli. Dopo il suo intervento, e dopo le dichiarazioni di voto, puntuale, è arrivata la fiducia. La mozione di sfiducia presentata dal M5S è stata bocciata con 405 "no", 154 i "sì" e tre gli astenuti. Leggi anche "La Cancellieri è salva E nel Pd volano gli "stronzi" Civati: "Cuperlo, sei uno..." Riforma, addio - Dunque la ministra resta incollata alla poltrona. Ma si tratta di un ministro dimezzato. La sua credibilità, infatti, è colata a picco. E a contribuire all'appannarsi della sua immagine anche l'atteggiamento: mai è balenata nella testa della Cancellieri la possibilità di lasciare. Inoltre, il Pd si è disintegrato sulla fiducia: Civati e renziani, infatti, volevano disfarsi del ministro, ma l'intervento di Letta, come detto, la ha blindata. Il risultato, ora, è che pur di tenersi la Cancellieri in Via Arenula, l'Italia, come detto, si trova con un ministro della Giustizia dimezzato (e pensare che proprio la Cancellieri, poche ore fa, ha affermato: "Non voglio essere un ministro dimezzato"). Nessuno, ora, le concederà niente. E i suoi margini d'azione si riducono al lumicino. Il che significa che l'Italia può anche dire addio alla tanto chiacchierata riforma della Giustizia: il ministro salvato dai voti del Pd, infatti, non potrà mai mettere mano a un tema caro al Pdl e che, per contro, i democratici non vogliono toccare. Incollata alla poltrona - In aula, prima del voto, mentre il M5S inscenava la protesta dei telefoni facendo squillare gli smartphone per ricordare al ministro le chiamate con la famiglia Ligresti, il Guardasigilli ha tuonato: "Non ho mai mentito né ai magistrati né al Parlamento". Secondo la Cancellieri, "da parte mia non c'è mai stata alcuna omissione né reticenza. Per Giulia Ligresti non c'è stato alcun favoritismo". Il titolare del dicastero di Via Arenula ha continuato spiegando che quella che la univa ad Antonino Ligresti è una lunga amicizia, e ha aggiunto che "non c'è nessuna giustizia di classe, né detenuto di serie A o di serie B". Ha aggiunto di non aver mai delegittimato le toghe, e ha assicurato che "mi sarei dimessa se avessi avuto dubbi". E invece sta là, blindata dal premier, che non ha perso occasione di ringraziare nella conclusione del suo intervento alla Camera. L'omissioni - Nel suo lungo intervento, nel dettaglio, la Cancellieri ha detto che "sono stata io stessa a riferire il contenuto delle comunicazioni intervenute con Antonio Ligresti, spiegandone il senso. Se non lo avessi fatto, i contenuti di quelle comunicazioni, che non erano state intercettate mai sarebbero diventati noti". Peccato però che ai pm il Guardasigilli disse di aver ricevuto la telefonata da Antonino Ligresti, ma i tabulati la hanno sbugiardata: fu lei, infatti, ad alzare la cornetta. Dunque, la Cancellieri, ha respinto con "assoluta fermezza che l'esito della vicenda confermi e dimostri l'esistenza di una giustizia di classe" poiché, sostiene, "non ho mai fatto differenze tra detenuti di serie A e serie B. So bene - ha chiosato - che il trattamento penitenziario può conoscere risposte differenti pure in presenza di domande uguali". I "ringraziamenti" - Entrando nel merito della vicenda, il ministro della Giustizia ha spiegato che "non vi è stato alcun favoritismo né interventi calati dall'alto, e questo è ciò che dicono i fatti. I miei doveri di ministro e la mia coscienza - ha assicurato - non mi avrebbero consentito di comportarmi diversamente da come mi sono comportata in tanti altri casi in cui è arrivata una segnalazione". E ancora: "Non ho acquisito alcun debito di riconoscenza, ho agito in assoluta fedeltà e lealtà alle istituzioni. Se avessi avuto un dubbio su questo, non avrei avuto esitazioni a lasciare l'incarico". Dunque, in conclusione, i "ringraziamenti": "Confido nella fiducia del Parlamento", rilevando di aver sempre avuto "sostegno in questi giorni dal presidente del Consiglio, Enrico Letta". Brunetta: "Azzoppata dal Pd" - Dopo l'intervento della Cancellieri, le dichiarazioni di voto. Per Forza Italia ha parlato Renato Brunetta: "Noi voteremo convintamente e sinceramente contro la sfiducia alla Cancellieri". Quindi punta il dito: "E' il Pd, invece, che sta fingendo: quella di oggi, presidente Letta, è una fiducia di Pirro. Renzi, che ormai è il capo del Pd - ha avvertito - vuole sfrattarla da Palazzo Chigi al più presto". Quindi Guglielmo Epifani, segretario democratico, che ammette: "Da oggi il governo è più debole. Per questo serve uno scatto". Poi la risposta a Brunetta: "Viene il dubbio che si parli della altre forze politiche per non parlare di sè". Cicchitto e grillini - Per il neonato Nuovo centrodestra ha parlato Fabrizio Cicchitto: "Il fatto che una magistratura così dura e rigorosa come quella di Torino abbia manifestato la testimonianza della regolarità di quel che avvenuto, dovrebbe costringere tutti i demagoghi in questa aula a una riflessione su questa indegna speculazione politica" sulla vicenda del ministro  , che ha avuto "invece una posizione cristallina". Poi il duro intervento del grillino Nicola Morra: "Evidentemente hanno fatto trionfare per l'ennesima volta la ragion di partito, la ragion di Stato, su questioni che stanno a cuore a tutti i cittadini. In questo caso, quella di restituire finalmente una prospettiva di giustizia in Italia"

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