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Cancellieri, la lettera di dimissioni c'è giàma aspetta la decadenza di Berlusconi

Il presidente della Repubblica e il Guardasigilli

Ignazio Stagno
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Per Sandro Bondi è una «inusuale supplenza politica». Per Matteo Renzi si tratta solo di interventi fatti nel «rispetto delle sue prerogative». Destra e sinistra, però, vedono ambedue lo zampino di Giorgio Napolitano nella gestione del caso di Annamaria Cancellieri. Il Capo dello Stato vuole che l'esecutivo di Enrico Letta prosegua il suo lavoro fino al 2015 e sa che la pedina di via Arenula è decisiva. Per questa ragione, sin dalla pubblicazione delle prime telefonate tra la Guardasigilli e Antonino Ligresti, il presidente ha chiesto all'ex prefetto di non cedere alle pressioni, di non presentare le dimissioni. Lunedì, anzi, ha addirittura fatto trapelare di avere apprezzato la nota della Procura di Torino con la quale si comunicava che il ministro non è stato indagato.  La blindatura è passata per un altro attore fondamentale, cioè il presidente del consiglio Enrico Letta. È stato lui prima a ribadire la fiducia alla sua ministra, chiedendo al suo vice Angelino Alfano di fare lo stesso, poi a sfidare apertamente il suo partito all'assemblea dei gruppi parlamentari, ieri sera. L'accordo è stato siglato con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini. È a lui che la Guardasigilli, “scoperta” da Mario Monti, ha promesso di essere pronta a sottoporsi al «voto parlamentare», di avere già scritto il discorso», e, contemporaneamente, di avere pronte le dimissioni. La lettera di addio è già stata offerta al premier e consegnata per quando «il presidente del consiglio ritenesse opportuno usarla». La titolare della Giustizia è pronta dunque a sacrificarsi se quello fosse l'unico modo per tenere in piedi il governo.  Il ministro non avrebbe nascosto l'amarezza per la presa di distanza di Scelta civica, che la ha scaricata prima degli altri, proprio come il Pd. Per il momento le dimissioni sono rimaste nel cassetto, ma la mossa di ieri sera è servita soltanto a guadagnare qualche settimana di tempo. La procura di Roma, che ha ricevuto le carte da quella di Torino, ha aperto un'inchiesta «in atti relativi», cioè senza indagati e senza ipotesi di reato. Il procedimento è al vaglio del procuratore Giuseppe Pignatone, che assegnerà oggi l'inchiesta a uno dei pm. Ci vorranno settimane per conoscere gli sviluppi. Già trapela che, anche se le dichiarazioni rese dal ministro alla Procura di Torino «non fossero corrette al 100%, potrebbero non essere punibili». Di più, c'è una scappatoia giuridica: è possibile applicare una delle cosiddette «cause di non punibilità» previste dall'articolo 384 del codice penale, cioè «la necessità di salvaguardare il proprio onore». La Guardasigilli può ancora uscire pulitissima. Il problema non è giudiziario, quindi, ma strettamente politico. Il fronte più caldo resta quello del Pd. Nonostante la decisione di ieri, infatti, il renziano Paolo Gentiloni avrebbe già scritto un ordine del giorno col quale chiede un passo indietro alla ministra. A difenderla è rimasto solo il Pdl: «Sul ministro Cancellieri saremo come sempre garantisti», conferma Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Nessuno crede però che l'ex prefetto riuscirà a resistere molto a lungo e per questa ragione è già partito il toto-sostituto. La sua sostituzione avverrà certamente dopo il voto sulla decadenza di Silvio Berlusconi e quindi con ogni probabilità quando Forza Italia sarà all'opposizione. Per questa ragione i predestinati sono il deputato di Scelta civica ed ex pm antiterrorismo, Stefano Dambruoso, oppure due tecnici vicinissimi al Colle come Valerio Onida e Cesare Mirabelli. di Paolo Emilio Russo

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