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Se la Cancellieri si dimette, a rischio anche Saccomanni e Giovannini

Saccomanni, Cancellieri, Napolitano, Giovannini

Andrea Tempestini
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Minuti contati per Annamaria Cancellieri. Pd o non Pd (in serata il partito deciderà se sfiduciarla, e probabilmente si spaccherà), il ministro della Giustizia precipitato in un abisso di guai per le telefonate con la famiglia Ligresti, potrebbe dimettersi anche nel caso in cui incassasse la fiducia alla Camera, in calendario per domani, mercoledì' 20 novembre. Secondo quanto riporta Dagospia, il suoi vice, Pippo Bubbico, è convinto che la Cancellieri farà un passo indietro. Ma c'è chi vorrebbe evitare a tutti i costi le sue dimissioni: Giorgio Napolitano. E, con lui, Enrico Letta. E con loro, Massimo D'Alema. Le ragioni - L'inquilino del Colle e il premier temono che la "caduta" del Guardasigilli indebolisca troppo un governo già debole e fiaccato di per sé: scontate le barricate per proteggere il ministro inguaiato e, di conseguenza, ciò che resta delle larghe intese ora strette come un impervio sentiero di montagna. Più sottile e calcolatore Baffino D'Alema, che teme sì una crisi di governo causata dalla valanga-Cancellieri, ma teme soprattutto il (probabile) ritorno al voto, dove il suo arcinemico, Matteo Renzi, avrebbe la strada spianata verso il successo. Dopo l'eventuale trionfo elettorale (centrodestra permettendo), il rottamatore, si disferebbe senza indugio alcuno dell'ex premier, in cima alla lista dei suoi nemici politici dopo le recenti, e durissime, schermaglie a base di "ignorante" e "sei la rovina della sinistra". Telefoni bollenti - Ma torniamo al fulcro della questione, alla Cancellieri, la cui caduta potrebbe andare a travolgere anche altri nomi forti dell'esecutivo targato Letta. Si tratta di quelli che, al pari di Annamaria, sono tecnici: ossia Fabrizio Saccomanni ed Enrico Giovannini, il contestatissimo titolare dell'Economia e l'oscuro titolare del dicastero del Lavoro. Sullo sfondo resta anche la possibile sostituzione degli alfaniani: troppi cinque ministri a fronte degli scarni numeri Parlamentari. Letta, da par suo, mira almeno a rimandare il redde rationem all'inizio del 2014, quando Silvio Berlusconi sarà caduto, ma ora tutto sembra giocare contro il piano del premier. Secondo le indiscrezioni, in un contesto scivolosissimo, resta bollente il telefono di Napolitano, indaffarato a convincere chi può convincere a non sfiduciare la Cancellieri e, soprattutto, indaffarato a convincere la Cancellieri stessa a non fare alcun passo indietro.

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