Mes, la verità sullo scontro tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini, cosa promise il premier a giugno
"Sovranismo da operetta", tuona Giuseppe Conte, "bugiardo e smemorato", risponde Matteo Salvini. Uno scontro totale quello tra il premier e il leader della Lega sul Mes, che in realtà si riferisce a fatti accaduti quando i due governavano insieme nell'esecutivo giallo-verde. Secondo il presidente del Consiglio "il delirio collettivo sul Mes è stato suscitato dal leader dell'opposizione, lo stesso che qualche mese fa partecipava ai tavoli discutendo di Mes, perché abbiamo avuto vertici di maggioranza coi massimi esponenti della Lega". Ma Salvini non ci sta e sottolinea che "a quei tavoli, così come a ogni dibattito pubblico, compresi quelli parlamentari, abbiamo sempre detto di no al Mes". Secondo quanto ricostruisce il Fatto quotidiano la posizione della Lega sul fondo Salva Stati, così come quella del M5s è sempre stata negativa. E' vero che durante il governo Lega-M5s ci furono, come dice Conte, diversi incontri sul tema, il 12 giugno in un vertice a Palazzo Chigi c'erano il premier e i due vice (Di Maio e Salvini), oltre ai ministri Tria e Fraccaro e al sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Quel giorno il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera fece un quadro problematico della situazione. Tanto che i gialloverdi decisero di bloccare la riforma, anche minacciando il veto. Veto sulla cui possibilità si disse d'accordo lo stesso Conte anche per una questione di tempistiche. Il vertice si concluse quindi con una risoluzione parlamentare approvata il 19 giugno da M5S e Lega, che impegnava il governo "a opporsi ad assetti normativi che finiscano per costringere alcuni paesi verso percorsi di ristrutturazione predefiniti e automatici" e "a non approvare modifiche (del Mes, ndr) che prevedano condizionalità". Insomma, il voto obbligava il governo a non votare l'attuale testo di riforma del Mes e a porre il veto su di essa. Ma Conte non lo fece allora e non lo fa adesso, o almeno non dice cosa vuole fare.