Cerca
Logo
Cerca
+

Matteo Salvini in Parlamento rischia grosso: la trappola perfetta di magistrati, ong e M5s

Davide Locano
  • a
  • a
  • a

Ci riprovano. Cambiato il governo, cambiato il ministro ma l' obiettivo preferito di certa magistratura - a quanto pare - resta: ovvio, Matteo Salvini. L' ex titolare dell' Interno e leader della Lega è finito nuovamente iscritto nel registro degli indagati della Procura di Agrigento - con il procuratore capo Luigi Patronaggio - per sequestro di persona e omissione di atti d' ufficio in relazione, questa volta, al caso Open Arms. Si tratta della nave della Ong spagnola con 164 migranti presi a bordo al largo delle coste libiche a cui fu vietato nell' agosto scorso dall' allora ministro, decreto sicurezza alla mano, l' ingresso nelle acque italiane. L' imbarcazione rimase venti giorni davanti a Lampedusa: dopo l' annullamento della sospensione dell' ingresso decisa dal Tar, furono poi gli stessi pm (tra cui Patronaggio), in seguito a un' ispezione a bordo, a ordinare lo sbarco d' urgenza. Leggi anche: Sondaggio-Pagnoncelli, Di Maio tradito dagli elettori grillini Gli atti contro Salvini sono già nelle mani del Tribunale di Palermo, che entro due settimane dovrà decidere se confermare le ipotesi di reato. Il tal caso la palla passerà al Tribunale dei Ministri che a sua volta valuterà, nel caso, se trasmettere la richiesta a procedere al Senato. Un dossier "fotocopia", quindi, al celebre episodio della nave Diciotti della Guardia costiera (che a sua volta aveva soccorso nei pressi di Malta 190 migranti),che vide un anno e mezzo fa Salvini alle prese con la stessa accusa, la stessa procura e con lo stesso pm. Celebre anche il finale di quella vicenda, con il Parlamento che negò l' autorizzazione a procedere nei confronti dell' allora ministro, il quale ricevette ai tempi pieno appoggio (con tanto di autodenuncia) da parte del premier Giuseppe Conte, del "collega" Luigi Di Maio e di Danilo Toninelli. Appoggio che si tradusse anche nel sostegno parlamentare dei 5 Stelle, con relative lacerazioni interne, fuoriuscite e strascichi polemici mai sopiti. E adesso? Se le cose dovessero andare a finire come è avvenuto per la Diciotti, Salvini rischierebbe seriamente il processo, dato che sono lontani ormai i tempi della concordia giallo-verde e sull' immigrazione la "narrazione" è passata in mano al Pd. Non a caso il diretto interessato si dichiara già pronto: «Lo rifarei domani mattina! Se mi chiamano a processo ci vado a testa alta: sono indagato per aver fatto il mio lavoro e aver difeso i confini e l' onore del mio Paese». Certo, ha attaccato a stretto giro, «mi domando se in Procura ad Agrigento non abbiano cose più serie di cui occuparsi. Usano denaro pubblico, prima o poi mi verrà voglia di chiedere conto di come lo usano. È la seconda, la terza, la quarta, la quinta inchiesta. Ho fatto quello che gli italiani mi chiedevano di fare, ho difeso i confini, inizio a essere stufo». Interessante, a proposito dei dubbi espressi dal leader della Lega, riascoltare le ultime dichiarazioni del pm. Solo dieci giorni fa Patronaggio era tra i relatori a Lampedusa del convegno di "Area democratica", ossia la corrente di sinistra dei magistrati. Ecco la sua tesi: «Non esiste un' emergenza legata alle Ong - come registrato dal servizio in esclusiva di Quarta Repubblica -. La politica dei porti chiusi ignora il diritto del mare, ignora il diritto internazionale...». E ancora: «I dati non giustificano assolutamente i ricorsi alla decretazione d' urgenza. Non esiste in questi ultimi due anni un' emergenza immigrazione». di Antonio Rapisarda

Dai blog