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Vittorio Feltri ci ripensa: "Giuseppe Conte presto a casa, ora devo chiedere scusa a Salvini"

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Maria Pezzi
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 Quando Salvini mise in crisi il governo cosiddetto gialloverde eravamo tutti convinti che egli avesse commesso un grave errore dal costo ingente. Immaginavamo che avrebbe perso terreno politico, una sorta di suicidio anche sul piano dei consensi. Facciamo ammenda. Le cose sono andate diversamente perché l' attuale esecutivo, formato dai Cinque Stelle e dal Pd, si è rivelato peggiore del precedente, addirittura ridicolo, essendo totalmente incapace di guidare il Paese. Esistono prove inconfutabili: la gestione della ex Ilva è stata improntata a dilettantismo, la sciagura di Venezia neppure affrontata, se non con la nomina di un inutile commissario le cui funzioni sono ignote; quanto alla manovra di bilancio, conviene stendere un velo di pietà. Cosicché il moribondo Matteo lombardo, invece che finire nella tomba, è balzato nuovamente in sella alla Lega, confermatasi cavallo di razza. Il Capitano galoppa lungo le praterie dei sondaggi e, insieme con l' amazzone Giorgia Meloni, sta superando il 50 per cento delle intenzioni di voto. A cosa si deve tanto successo? Non è il caso di addentrarsi in cervellotiche spiegazioni. I progressisti, pentastellati inclusi, sono afflitti da sclerosi, pertanto destinati a morire di vecchiaia. Per approfondire leggi anche: Feltri durissimo con Nicola Zingaretti Continuano - poveracci - a ripetere le solite prediche, che vanno dall' accoglienza all' aumento delle tasse, senza mai mettere mano alle forbici per tagliare una spesa ingigantita dal reddito di cittadinanza e altri sprechi. Il modesto Conte, a parte la pochette a quattro o tre punte, non è in grado di compiere altro, tantomeno di guidare una macchina complessa quale Palazzo Chigi. La pletora di ministri che dovrebbe supportarlo in realtà gli complica la vita. La quale presumibilmente sarà corta e tribolata. Aspettiamoci a breve un tonfo che ci auguriamo segnerà la fine della legislatura. Dopo di che Mattarella non potrà fare altro che indire nuove consultazioni allo scopo di rinnovare il Parlamento più buffo e cialtrone della storia repubblicana. di Vittorio Feltri

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