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Sondaggio YouTrend, centrodestra unito per la prima volta oltre il 50%: Salvini e Meloni in volo

Davide Locano
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Il dramma, per la coalizione giallorossa che sostiene il governo Conte 2, è che i sondaggi devono ancora "scontare", come si dice in gergo, l' effetto Ilva. Vale a dire: quale sarà la reazione degli elettori di fronte alla possibilie chiusura della prima acciaieria d' Europa, con la potenziale perdita di circa 15mila posti di lavoro? Difficile pensare a un giudizio positivo, con tutto ciò che ne consegue sul fronte dei consensi delle forze politiche che sostengono l' esecutivo. Leggi anche: Giorgia Meloni meglio di Almirante. E si prende pure il suo ufficio Già, i consensi. Sono a picco, figurarsi quello che potrebbe accadere nel caso la situazione a Taranto precipiti ulteriormente. Intanto quella che si conclude oggi è stata comunque una settimana da incubo per i giallorossi. Perché il tradizionale report con il quale ogni due settimane YouTrend e Agi fanno il punto sui rapporti di forza tra le coalizioni e tra l' area di maggioranza e le opposizioni, certifica che mai come adesso il centrodestra viaggia con il vento in poppa. E che vento: per la prima volta l' alleanza tra Lega, Fratelli d' Italia e Forza Italia sfonda il muro del 50% dei consensi. Il 50,6%, per la precisione. Esito che conferma l' esistenza di un'"onda lunga" di centrodestra iniziata con la vittoria della coalizione in Umbria. TRAINO SOVRANISTA A trainare la coalizione è, naturalmente, la Lega. Il partito di Matteo Salvini, rispetto a quindici giorni fa, cresce ancora: adesso tocca quota 33,4%. Quasi un punto percentuale in più rispetto alla rilevazione precedente. E va benissimo anche Fratelli d' Italia, che invece aumenta di un punto secco. Performance che vale per il partito di Giorgia Meloni il 9,2% dei consensi. «Obiettivi e percentuali mai raggiunti prima», gongola la presidente del partito, che vede a portata di mano addirittura i risultati di Alleanza nazionale. Unico neo, nel centrodestra, le difficoltà di Forza Italia, che tuttavia pare aver fermato l' emorragia. Il partito di Silvio Berlusconi, infatti, alle prese con un dibattito interno vivace tra l' ala moderata di Mara Carfagna e i filo-leghisti, resta sostanzialmente stabile rispetto a quindici giorni fa: al 6,9% del 24 novembre, infatti, fa da contraltare il 6,8% del 7 novembre. Messi in fila i numeri dei tre partiti principali del centrodestra, più quelli delle liste minori collegate, come ad esempio Cambiamo di Giovanni Toti, il risultato fa, appunto, 50,6%. Cifra che l' alleanza di opposizione non poteva vantare neanche in occasione della nascita del governo Conte 2, quando il centrodestra valeva il 46,3%. Allora i due blocchi - quello giallorosso e il tridente Lega-FdI-FI - erano pressoché equivalenti. Questo significa che in meno di due mesi il divario si è allargato fino agli attuali sette punti e mezzo. Chiaro il messaggio: più l' esecutivo agisce, più si rende "riconoscibile" agli elettori, più amenta il rigetto degli italiani. Ecco perché a Palazzo Chigi - e non solo - sono terrorizzati dalla partita che si sta giocando sull' Ilva. Quella del governo pare ormai una Via Crucis: prima il negoziato per il salvataggio del polo siderurgico, poi la madre di tutte le battaglie elettorali. Ovvero le elezioni in Emilia Romagna, domenica 26 gennaio. Tensioni, e appuntamenti con le urne, che finora si sono riflettuti - in negativo - sulla salute della maggioranza giallorossa. Mai così cagionevole. L' alleanza M5S-Pd-LeU-Italia Viva tocca il minimo storico del 43,1%. Le difficoltà maggiori le stanno incontrando i pentastellati, che rispetto al 24 ottobre lasciano sul terreno un ulteriore 1,2%. Ora si trovano al 17,5%. CROLLO M5S Vale la pena ricordare che quando è nato il secondo esecutivo Conte, il M5S aveva parzialmente invertito la rotta, tornando a superare - seppure di poco - il 20%. In pratica in poco più di due mesi, i grillini hanno perso oltre tre punti percentuali. Quanto al Pd, che un paio di settimane fa vantava, si fa per dire, il 19,1%, è sceso al 18,7%. È dall' inizio della segreteria Zingaretti che i dem, che comunque devono fare i conti con una scissione, non raggiungevano un livello così basso. Restano al palo anche Italia Viva e la sinistra di LeU. Il partito di Matteo Renzi, nonostante il battage mediatico, cresce appena dello 0,1%, toccando quota 4,8%. Mentre LeU si deve accontentare del 2,1%. di Tommaso Montesano

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