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Amedeo Laboccetta, la profezia: "Mara Carfagna rischia di fare lo stesso percorso di Gianfranco Fini"

Marco Rossi
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Esattamente 10 anni fa il Presidente della Camera Fini avviò un controcanto, quasi settimanale, nei confronti del governo Berlusconi. Allora militavamo nel Popolo della Libertà ed il governo viaggiava a gonfie vele. Ma la terza carica dello Stato, che poi scoprimmo in combutta con Re Giorgio Napolitano (così come ho documentato in un libro mai smentito), decise che era necessario buttar giù da cavallo quel che all'epoca era il regista del centrodestra. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e quanti delfini sono affogati. Oggi esiste una Italia nuova. È cambiato il mondo. E c'è anche una nuova destra dove Matteo Salvini e Giorgia Meloni conducono il gioco. Lo hanno liberamente deciso gli elettori. Piaccia o non piaccia. La barca di FI registra una falla al giorno e continua a navigare a vista. Il vecchio condottiero ha perso tanti buoni ufficiali, ma soprattutto una vastissima parte del suo popolo ha scelto altri lidi ed altri approdi. Insomma, il Cavaliere politicamente non sta proprio messo bene. Ma vuole ancora combattere. Prendiamone atto. Ma ecco che la sua favorita, la vicepresidente della Camera, ha deciso di ripercorrere quella brutta strada che già fu di Fini. Una selva opaca ed oscura. Un film già visto. Che non ebbe successo. E che lasciò sul campo delusione e morte. La Carfagna da tempo scalcia, sbuffa, mugugna, esterna, pontifica e spiega, dall'alto del suo scranno istituzionale, che la sua Forza Italia ha irrimediabilmente cambiato pelle. E questo la fa tanto soffrire. Povera anima candida. Fa quasi tenerezza. Accusa il suo partito, che pur tanto le ha dato, di fare da reggicoda a Salvini e Meloni. Sono schiaffi pesanti. A Napoli li chiamiamo paccheri. Ha bocciato pesantemente la civilissima manifestazione di Piazza San Giovanni. Ed insieme ad un plotone di fedelissimi spara bordate contro tutte le opposizioni che non hanno sottoscritto la proposta della senatrice Segre. La sinistra gongola e la corteggia. Renzi la vorrebbe al suo fianco. Nel campo governativo tanti apprezzano i suoi distinguo. Così come Bersani, D'Alema, Casini e Di Pietro facevano con Fini. Per approfondire leggi anche: Mara Carfagna, tutti pazzi per lei Repubblica la benedice e la invita a prendere atto. A trarne le conseguenze. Ma lei, che è donna scaltra ed anche navigata, dichiara che vuol restare (almeno per il momento) in questa parte del campo. Lo disse anche Fini quando lanciò la sciagurata operazione di Futuro e Libertà, definendola, attraverso il suo fido scudiero Bocchino, già mentore all'epoca della buona Mara, la quarta gamba del centrodestra. E fece nascere nuovi gruppi parlamentari. Tutti ricordiamo come è finita. Ma oggi la quarta gamba in parte è già occupata. C'è il buon Giovanni Toti con il suo combattivo drappello e che sta lavorando sotto traccia per ottenere nuove adesioni. Si sa che il nostro è anche il paese delle scissioni. A sinistra come a destra. Così va la vita. I veri matrimoni sono sempre più pochi. Proliferano quelli di altro genere. Insomma, che tristezza osservare questa nuova manfrina per restare a galla. E quanta confusione in un Parlamento dove la Politica fatica a rientrare dal suo esilio. Non so se assisteremo ad un'altra scena così come accadde tra Fini e Berlusconi all'Auditorium della Conciliazione. Ad un nuovo «che fai mi cacci?». Tutti ricordiamo quel ditino puntato sul viso di Berlusconi mentre Fini esplodeva e sfogava la sua rabbia. Speriamo, con i tempi che corrono, di non assistere ad uno spettacolo ancor più squallido. Una sceneggiata del tipo: «Mara, ma perché mi tradisci?». Comunque andrà, per cortesia lo si faccia con stile. Se ragioni politiche serie vi sono si vada fino in fondo. E le si spieghino agli italiani. Ma basta con l'avanspettacolo. Berlusconi di errori ne ha commessi tantissimi. E continuerà a farne. Non starò certo io a difenderlo. Ci mancherebbe. Io difendo Dell'Utri. Tra l'altro il Cav ha ben alti Avvocati. Solo una osservazione finale. Mi permetto dare un consiglio alla gentile Mara. Se proprio non ce la fa più ad accettare quel che il popolo oggi sente e vuole partorisca la sua creatura avendo cura di spiegare meglio le sue intenzioni agli italiani. Il popolo è stanco dei giochetti di palazzo. Non è bello lanciare accuse e critiche violente e tenersi stretto un grande pulpito istituzionale. Fini, fra i suoi tanti errori, non ebbe il coraggio di dimettersi da Presidente della Camera. Ebbe paura di scendere in campo aperto e battersi. Anche per questo fu sconfitto. Quando si vuole essere credibili si offrono esempi concreti. Aspettiamo di vederla alla prova dei fatti. Ma la prego smetta di fare la maestrina. di Amedeo Laboccetta

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