Achille Occhetto ridicolizza Zingaretti: "Nuovo nome per il Pd? Come si dovrebbe chiamare". Sinistra addio
La rivoluzione annunciata del Pd? Solo un "trucco". Achille Occhetto, intervistato dal Fatto quotidiano, di cambi di rotta è un esperto avendo guidato la transizione dolorosissima dal Pci al Pds a inizio anni Novanta. E forse per questo mette alla berlina il segretario dem Nicola Zingaretti: "Se si punta solo sul nome, il cambiamento si trasforma in un'opera di cosmesi, di maquillage. Invece serve una grande discussione collettiva su cosa debba essere la sinistra oggi". Oggi, spiega, c'è bisogno "di un'azione molto più profonda: una rifondazione del campo della sinistra e delle forze progressiste". E il Pd ne deve essere il perno e il motore insieme per avviare "un processo che lo porti al confronto e alla contaminazione con un'area più ampia", quella che lo stesso Occhetto definisce "l'area dell'intera democrazia militante". Il dubbio sul fatto che Zingaretti sia in grado di farlo, non essendo un leader carismatico, e di trascinare dalla sua parte non solo gli elettori dem, ma pure quelli grillini, è più che lecito. Leggi anche: "Il Pd non può andare avanti così". Anche Cacciari lo seppellisce, il "consiglio" a Zingaretti Occhetto si dice molto colpito che a trent'anni di distanza dal suo discorso alla sezione della Bolognina che segno la fine del Pci e la nascita del Pds "si torni a pensare a un'ipotesi" di nascita di un partito nuovo, perché anche lui crede che "il problema non sia quello di tenere insieme i cocci". Ma come si potrebbe chiamare il nuovo partito? "Partito democratico della sinistra" dice con una battuta e sorridendo, ma al di là di questa "oggi come allora serve una forza democratica e progressista" perché la priorità è contrastare l'onda della destra". Giudizio su Matteo Renzi? "Mi pare stia facendo una politica corsara", "sembra che si occupi solo di piazzare le bandierine personali, ma questo non serve". E il rapporto Pd-M5s? "Una fusione a freddo" ma "una decisione giusta e legittima" far nascere questo governo "per non cedere al ricatto di Salvini" e "per difendere i valori democratici fondamentali". Però, conclude Occhetto, ora è necessaria "una fusione a caldo", "un confronto vero tra i partiti della maggioranza, altrimenti non si va lontano".