Paolo Becchi su Beppe Grillo: il suo vero piano? Ammazzare il M5s
Il voto in Umbria non è stato un voto qualsiasi. Né può ridursi a mero voto territoriale come cercano di far passare gli sconfitti Conte, Di Maio e Zingaretti. I dati di fatto salienti sono due: la bocciatura dell' alleanza di governo e la debacle dei 5Stelle. Al primo banco di prova elettorale per la nuova alleanza giallo-rossa, i risultati sono da film horror. La somma dei voti di 5Stelle e Pd non raggiunge il 30 per cento, più di sette punti percentuali in meno rispetto alla sola affermazione della Lega in una regione da sempre rossa che, sulla carta, avrebbe dovuto favorire il centrosinistra. Leggi anche: Beppe Grillo, il tweet cancellato che smonta il M5s IL VERO SCONFITTO Ma il vero sconfitto è il M5S, che cede su tutto il fronte. Alle politiche del 2018, cioè un anno e mezzo fa, aveva ottenuto in Umbria il 27,52 per cento, alle europee di maggio il 14,63 per cento e alle regionali di cinque anni fa il 14,55 per cento. Domenica è sceso al 7,4 per cento, addirittura al di sotto di Fratelli d' Italia, che si afferma col 10,4 per cento. Un terremoto. Per Di Maio è stata una sconfitta epocale. Il responsabile di questo disastro è però Grillo, che ad agosto-settembre ha spinto sull' acceleratore perché 5Stelle e Pd andassero insieme al governo. Cosa abbia indotto Grillo a questo suicidio politico non lo sappiamo, ma non si può escludere che abbia in parte influito anche una "copertura" sulla vicenda giudiziaria del figlio. Incredibile che sulla vicenda della moto d' acqua del figlio di Salvini si sia parlato per mesi, mentre del presunto stupro nella villa di Grillo solo mezza giornata. Cosa accadrà adesso? Di Maio dirà che le alleanze territoriali col Pd sono finite, ma il governo andrà avanti lo stesso, tirando a campare. Grillo continuerà a sostenere l' alleanza coi Dem, tanto a livello nazionale che regionale, e con un Di Maio recalcitrante, punterà su Giuseppe Conte, anche se i gruppi parlamentari non vedono di buon occhio il Presidente del Consiglio. E avrebbero ragione. Tra lotta al contante, carcere agli evasori, pos obbligatorio e guerra alle partite Iva, Conte è tra i responsabili della débâcle di domenica. Come che sia i gruppi parlamentari del M5s sono divisi al loro interno e Di Maio non li controlla più. Nessuno al momento è in grado di sostituirlo, ma lui non è neppure in grado di imporre la sua volontà. Il rischio di una implosione dei gruppi parlamentati, sia pure non nell' immediato, è reale. AREA SOVRANISTA Nel frattempo Salvini è riuscito a cannibalizzare il consenso del MoVimento. L' area sovranista del centrodestra - Lega e Fratelli d' Italia - avrebbe vinto da sola anche senza l' aiuto di Forza Italia, che potrebbe invece essere ancora utile nelle regioni meridionali e del centro. Le elezioni regionali in Calabria ed Emilia-Romagna dei prossimi tre mesi ci diranno la verità. Gran parte dei commentatori pensavano che i voti pentastellati sarebbero finiti al Partito democratico, e invece sono andati in larga parte alla Lega. Questa è la chiave di lettura per le prossime elezioni politiche. Se Salvini riuscisse anche nel resto del Paese ad intercettare verso di sé il consenso dei 5Stelle, come è riuscito a fare in Umbria, allora per lui non vi sarebbero più ostacoli nell' ascesa a Palazzo Chigi. La base pentastellata è, sì, quella che un tempo votava a sinistra, ma una fetta consistente è composta da partite Iva ed arrabbiati, tutti voti che, se non finiscono nell' astensionismo, finiranno tra le braccia di Salvini. Del resto il M5S è ormai una costola del Pd. Il centrosinistra ha inghiottito il MoVimento, che pur di conservare potere e poltrone è cascato in pieno nella trappola della vecchia politica. Un MoVimento di cittadini e che viveva tra i cittadini è diventato un partito di poltronari. LE PIAZZE Chiusi nei palazzi, i grillini hanno abbandonato le piazze reali e virtuali e le piazze li hanno abbandonati. Ormai è troppo tardi per recuperare, il destino è segnato. Il giocattolo si è rotto in mille pezzi e non c' è più nessuno in grado di ripararlo. Gianroberto Casaleggio aveva detto che sarebbe uscito dal M5s se ci fosse stato un accordo col Pd, ora gli elettori, votando contro quella alleanza, sono usciti in massa dal M5s. A Salvini non resta che conquistare le altre regioni e poi l' intero paese. È solo questione di tempo. Per fare che cosa? Ecco, questo semmai è il problema. di Paolo Becchi e Giuseppe Palma