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Pansa: nel caos politico sguazza il partito "Repubblica"

Giampaolo Pansa

Il "partito" del quotidiano ignora le grane di De Benedetti per i morti d'amianto, ma lo accontenta sponsorizzando Matteo Renzi

Andrea Tempestini
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Nel furibondo dibattito politico italiano sentivamo tutti l'assenza di Carlo De Benedetti. Come mai l'Ingegnere non apriva bocca, non interveniva, non diceva la sua? Qualcuno ha pensato che fosse alle prese con due questioni ben più pesanti della rissa fra i partiti: la storia di una centrale a carbone che sembra inquinare un'area della Liguria e soprattutto la spinosa faccenda dell'amianto all'Olivetti. Una storiaccia con parecchi morti per mesotelioma pleurico, la stessa malattia dell'Eternit. E all'origine di un'inchiesta giudiziaria che, tra gli altri, vede indagato l'Ingegnere.   Pare che l'indagine della procura di Ivrea abbia seminato un bel po' di panico nel cerchio magico di Cdb. E forse questo spiega perché la grande Repubblica, sempre disposta a inchiodare un potente alla croce delle sue responsabilità, vere o presunte che siano, non abbia mai dedicato un articolo all'inchiesta sull'Olivetti.  Il quotidiano di Ezio Mauro ha scelto la linea delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Il giornale partito, o il giornale caserma, ha diretto i suoi missili contro il ministro della Giustizia, la signora Annamaria Cancellieri, colpevole di essere amica dei Ligresti. Ma non ha sparato neppure un petardo a proposito dei morti per amianto nelle fabbriche che furono il diamante dell'impero industriale di Cdb. In compenso l'Ingegnere ha esternato il suo parere sulla crisi politica italiana. Mercoledì 13 novembre si è fatto intervistare da un eccellente collaboratore del Corriere della sera, Alan Friedman, e ha rivelato come voterà alle primarie per il segretario del Partito democratico: Matteo Renzi. Non solo, ha aggiunto di sperare che il sindaco di Firenze diventi anche il capo del governo. «Assolutamente!» ha esclamato l'Ingegnere, per sottolineare che la sua scelta è quella e non cambierà.  Per la verità, come tutti gli esseri umani, anche al mitico Cdb succede di mutare opinione. Infatti nelle primarie precedenti, il suo voto era andato a Pier Luigi Bersani e non a Renzi. Il giovane Matteo gli sembrava la brutta copia del nefando Cavaliere: «Di Berlusconi ne abbiamo già avuto uno, meglio non vederne all'opera un secondo». Renzi gli ricordava un signorotto molto superficiale, tutto chiacchiere e distintivo con il giglio di Firenze. Adesso non più.  Attraverso il Corriere, l'Ingegnere ci ha consegnato un perfetto santino elettorale di Renzi in veste di candidato a Palazzo Chigi. È un ragazzo intelligente, reattivo, una spugna che impara al volo le cose che non sa, ha una capacità di assorbimento formidabile. Infine possiede una dote che pochi politici hanno: è l'empatia, la virtù di chi sa leggere con freddezza nel pensiero del prossimo, e ne capisce subito i problemi, i desideri, le speranze.  Tralascio il resto del santino, per arrivare alla conclusione di Cdb: «Se domani ci fossero le elezioni e se Renzi fosse candidato alla premiership, francamente non vedo nel centro destra una persona che possa in qualche modo competere con lui».  A questo punto siamo tutti avvisati. Quando verremo chiamati a votare, anzi prima ancora, dobbiamo sapere che la linea di Repubblica è già tracciata. Sotto la guida di Cdb, Ezio Mauro condurrà una campagna spietata a favore di Renzi. Anche se oggi non si capisce bene se il candidato premier del Pd sarà Matteo Renzi, Enrico Letta, o un terzo ancora. La certezza è un'altra. «Topolino», ossia Mauro, scatenerà la brigata d'assalto dei suoi editorialisti e inviati speciali. Chiamati a scrivere tutti il medesimo articolo, dal momento che il giornale caserma non ammette dissenzienti di nessun calibro.  Posso azzardare un ricordo personale? Questa faccenda degli articoli repubblicani tutti uguali, me l'aveva già spiegata l'Ingegnere nell'autunno del 2008.  Forse in preda a un eccesso di realismo, mi disse: «Il mio giornale mi ricorda un disco rotto. Se Berlusconi fa “cucù” alla cancelliera Merkel, per tre giorni di fila leggiamo su Repubblica sempre lo stesso editoriale, scritto da giornalisti diversi».  Ecco il vero miracolo repubblicano. Nella lettura quotidiana dei giornali, si possono saltare una quantità di pagine della testata di Mauro perché risulta già chiaro che cosa dirà l'editorialista Caio o l'inviato Tizio. Dal momento che i loro articoli hanno un difetto mortale: non sono più sorprendenti, non fanno sobbalzare sulla sedia il lettore, obbligandolo a dire: ma guarda un po' che cosa mi tocca vedere! L'unico repubblicano che suscita ancora sorpresa è il più anziano, il più illustre, il fondatore del giornale: Eugenio Scalfari, anni 89. È il solo a dissentire nei confronti della dottrina di Cdb, e dunque di Topolino. A Barbapapà il giovane Renzi non piace per niente. Lo considera un bamboccione parolaio, un principiante approssimativo, un giovanotto pericoloso se mai dovesse conquistare Palazzo Chigi.  Tuttavia le condizioni della politica italiana sembrano congiurare a favore della vittoria dei Renzi di turno. E fra questi ci metto anche un superparolaio ben più pericoloso: Beppe Grillo, il duce delle Cinque stelle. I partiti oggi ancora sulla scena giocano tutti per la propria sconfitta. Non esiste soltanto il clima avvelenato che Giorgio Napolitano ha denunciato in questi giorni. C'è assai di peggio.  E il peggio è la pulsione suicida che pervade tutti i partiti. Stiamo assistendo a una maledizione orrenda che qualche potenza aliena ha scagliato sulla casta politica italiana. Nessuna delle parrocchie riesce più a stare unita, la condizione primaria per non morire. Il reame di Berlusconi si è spaccato. Ne sono nati due blocchi che si stanno straziando, accusandosi di delitti nefandi. Il Partito democratico è una zattera di naufraghi impazziti che stenta a trovare un nocchiero. La Lega, pur ridotta al lumicino, è frantumata in due o tre fazioni. Persino i quattro gatti di Scelta civica si sono regalati una guerra civile in casa. E prima o poi lo stesso accadrà nel blocco populista di Grillo.  L'incapacità di stare insieme è un virus peggiore dell'incompetenza e persino della corruzione. Dal momento che risulta il primo passo verso la dissoluzione e, quindi, la catastrofe. Da tempo non guardo più i talk show politici delle diverse emittenti televisive. Ma se nel fare un po' di zapping mi capita di fermarmi su una di queste parate mortuarie, mi viene il freddo alla schiena.  Vedo cadaveri vestiti all'ultima moda, truccati alla perfezione, pronti a sorridere mettendo in mostra dentiere perfette. E dico a me stesso: ecco dei morti che camminano, senza rendersi conto di essere avviati dentro una fossa comune che li inghiottirà tutti.  Ma a questo punto diventa inevitabile una domanda. E' meglio una politica diretta dall'esterno, per esempio dall'esercito di carta dell'Ingegnere o di qualcuno anche più forte di lui? Oppure dobbiamo sperare che, una volta arrivati a un centimetro del baratro, i partiti ritrovino la strada per rinsavire ed emendarsi di tutti i loro errori?  Al Bestiario piacerebbe la seconda soluzione. Però mi rendo conto che non c'è molto da fare per trattenere dal suicidio chi ha deciso di andare al creatore. A quel punto, l'Ingegnere sarebbe soltanto un dilettante rispetto ai tanti Ingegneri pronti a mettere le mani sull'Italia per rovesciarla come fa comodo a loro. di Giampaolo Pansa

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