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Il Pd molla la Cancellieri: "Si dimetta"

Roberto Procaccini
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Il Pd teme lo scivolone sul voto di fiducia alla Cancellieri e preme perché il ministro della Giustizia rassegni le dimissioni. Malgrado gli attestati di stima e di appoggio del premier Enrico Letta, i democratici sperano che la Guardasigilli (che continua a difendersi: "Non ho mentito, non sono una bugiarda") li cavi dagli impicci facendo da sola un passo indietro. Perché, è il punto fondamentale, non saranno loro a chiederle in maniera ufficiale: "Le dimissioni non si chiedono, ma si danno - sostiene Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd - in quanto appartengono alla sensibilità istituzionale di ognuno di noi". Gli fa eco il sindaco di Firenze, e popolare candidato alle primarie per la segreteria, Matteo Renzi: "Non chiedo le dimissioni a nessuno - dichiara - le dimissioni si danno. Ma se fossi stato al suo posto, me ne sarei già andato". Tra i democrat si alza un coro, cortese ma costante, che spinge la Cancellieri verso l'addio. Vi partecipano gli altri aspiranti segretari (Cuperlo, Pittella e Civati) e parlamentari come Stefania Pezzopane (la guardasigilli "si sarebbe dovuta dimettere") ed Ernesto Carbone ("Ora mi aspetto una proposta del segretario Epifani nella riunione di martedì"). La Guardasigilli, che ormai ha dalla sua in maniera convinta solo il presidente della Repubblica Giorgio Naopolitano, è spalle al muro. Il perché lo spiega lo stesso Leva: "Noi siamo al governo - sono le sue parole - e se dovessimo arrivare a una mozione di sfiducia delle opposizioni vorrebbe dire che saremmo già oltre: è un punto al quale non dobbiamo arrivare". Ma, visto che il Pd non vuole neanche assumersi l'onere di difendere il ministro meno popolare del momento (con relativa dispersione di voti), aspetta che sia il ministro a fare la sua parte.

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