Andrea Marcucci, infiltrato di Renzi nel Pd: "Difficile alleanza con il M5s. Conte candidato? Direi di no..."
Per molti Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, è una delle Quinte Colonne che Matteo Renzi ha lasciato al Nazareno a presidiare il suo ex partito e condizionarne le politiche. E la sua intervista al Corriere della Sera sembra confermarlo, mettendo in dubbio la linea strategica del segretario Nicola Zingaretti e la tenuta stessa della fragile maggioranza con il M5s. Leggi anche: "Fossi in Conte...". Da Marcucci parte il conto alla rovescia: crisi di governo? "Sono tra coloro che pensano che sia ancora molto difficile parlare di alleanza strategica con i Cinque Stelle - spiega Marcucci -. Bisogna prima vedere come funziona il rapporto al governo, quali sono i punti di intesa programmatici e solo dopo fare il punto sulle alleanze. Cosa diversa sono le Regionali, dove saranno i territori ad esprimere le loro preferenze: in Umbria come è noto insieme a Di Maio, in Toscana, in Campania e probabilmente anche in Emilia senza il M5s". Parole pesanti, perché arrivano a pochi giorni dal fondamentale appuntamento di domenica 27 ottobre, le regionali umbre in cui Pd-M5s tentano di resistere all'onda d'urto di Matteo Salvini e centrodestra. Se vincerà la leghista Donatella Tesei, sarà il primo durissimo colpo elettorale all'alleanza giallorossa, con prevedibili scossoni per il governo. Marcucci frena anche sulla figura di Conte come ideale candidato premier del Pd in caso di voto anticipato: "Per fortuna abbiamo delle regole, siamo gli unici nel panorama politico nazionale. Conte si candiderà alle nostre primarie, convincerà i nostri elettori? Ad ora, direi proprio di no". E in merito a Italia Viva, precisa: "Dopo i primi prevedibili squilibri dell'inizio, mi auguro che prevalgano rispetto e collaborazione. Siamo al governo insieme, su molte cose la pensiamo allo stesso modo. Farsi la guerra è inutile, meglio studiare insieme una strategia contro la destra".