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Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio temono per il taglio ai parlamentari: chi potrebbe far loro una "sorpresa"

Caterina Spinelli
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Alle cinque della sera di martedì prossimo, in una manciata di secondi, potrebbe materializzarsi una sorpresa: la riforma che riduce il numero dei parlamentari, potrebbe non avere abbastanza voti e mettere in crisi la maggioranza giallo-rossa. Proprio per questo Pd e Cinque stelle - racconta La Stampa - hanno avviato sotto traccia un controllo capillare, onde evitare che l'asticella dei favorevoli si abbassi eccessivamente sino al punto di non-ritorno. Certo, nessuno dubita che la normativa sarà votata dalla maggioranza degli onorevoli presenti in aula, ma per diventare legge, la riforma dovrà ottenere almeno 316 voti, perché in seconda lettura le riforme costituzionali devono essere approvate "a maggioranza assoluta" e dunque dalla metà più uno del plenum. Se la riforma non otterrà 316 voti, sarà definitivamente bocciata, vanificando i tre precedenti sì. Leggi anche:Salvini, Berlusconi e Meloni riaccendono la "macchina infernale" Così dietro le quinte si può notare un po' di agitazione. I malumori nei confronti di Di Maio restano e non è detto che i dissidenti possano tendere sorprese. Non solo, Salvini, pur continuando a ripetere "voteremo", ha già deciso: se ci sarà incertezza sulla tenuta della maggioranza, i leghisti usciranno dall'Aula. E lo stesso si riservano di fare quelli di Fratelli d'Italia. Tra l'altro, uscendo dall'Aula al momento del voto, salviniani e meloniani non incorrerebbero platealmente nel "reato" di incoerenza, che peraltro di questi tempi è stato depenalizzato per tutti. Altro problema potrebbe essere Matteo Renzi che, come si sa, non sta passando buoni momenti con il Pd.

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