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Di Maio e Casaleggio, rivolta dentro il M5s: la "Carta di Firenze", i dissidenti li vogliono fare fuori

Giulio Bucchi
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Altro che festa. Nel decimo compleanno del Movimento Cinque Stelle, i malumori di tanti attivisti e portavoce prendono forma in un documento che è un atto di accusa agli attuali vertici. È la Carta di Firenze 2019, pubblicata a mezzanotte, allo scadere del giorno che segna l' anniversario della nascita del Movimento. Si chiede maggiore trasparenza e democrazia interna, coerenza e rispetto dei principi non trattabili, una riorganizzazione che parta dal basso, una rivisitazione dei processi partecipativi, e una riformulazione dei metodi di selezione delle candidature, delle nomine e di valutazione dei portavoce. Fa male perché a scriverla è chi sta ancora dentro il Movimento e non vuole andarsene. Sono quelli che lamentano un tradimento delle origini. E sono tanti. Molto più dei firmatari della Carta.  Leggi anche: "C'è un patto segreto tra Renzi e Di Maio". Retroscena: tremano Conte e il Pd A 10 anni dal giorno in cui la creatura di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio ha preso vita, scrivono, «il nostro cuore batte ancora per il Movimento 5 Stelle, un modello concreto, un profondo cambiamento culturale, una rivoluzione pacifica e non violenta, un grande esempio mondiale di democrazia dal basso». Eppure «da tempo assistiamo al dissolversi di questo progetto politico. In nome di una fraintesa responsabilità di governo, il Movimento ha rinunciato ai propri principi identitari: dalla lotta per la ricostruzione di uno stato sociale massacrato da trent' anni di neoliberismo fino alla battaglia per la conquista della piena sovranità nazionale. Riceviamo sia per strada che sul web accuse sempre più sferzanti sulle promesse non mantenute e sui compromessi al ribasso. La nostra coscienza di attivisti si ribella e ci impone di riportare il M5S al pieno rispetto dei suoi valori con perseveranza e soprattutto coerenza». I dissidenti sono convinti che «in questo momento così delicato per il futuro del M5S si debba ristabilire un rapporto paritetico fra gli eletti a ogni livello e la base per poi aprire un confronto trasparente e partecipato sugli obiettivi politici e sulle forme organizzative del Movimento stesso. Si tratta di una necessità impellente, assolutamente essenziale per continuare insieme questo progetto meraviglioso e ritrovare quell' identità che oggi appare sbiadita». Principi - E avanzano alcune proposte: la convocazione di un' assemblea nazionale con avvio di un processo di riforma dello Statuto, attribuzione all' assemblea del potere di esprimersi sulle cariche interne, tutte elettive; la revisione dello Statuto e il superamento della figura del capo politico con l' introduzione di organi elettivi e collegiali a livello nazionale, regionale e provinciale; infine piena proprietà e gestione del Sistema operativo Rousseau al Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda il rispetto dei principi non trattabili spunta la «libertà di autodeterminazione al trattamento sanitario», tutela dell' ambiente e delle identità culturali e la formulazione di un codice etico unico e inderogabile. Il bersaglio, evidentemente, è Luigi Di Maio e il gruppo dirigente a lui vicino. Accusato di aver accentrato troppi poteri, tradendo la natura del Movimento. Critiche che, sia pure senza essere espresse con tale chiarezza, vengono condivise anche da tanti portavoce eletti in Parlamento. Anche se per ora non minano l' equilibrio di governo, garanzia di durata della legislatura. di Elisa Calessi

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