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Letta, i suoi sondaggi ci costano 800 euro al giorno

Enrico Letta

Palazzo Chigi ha firmato due contratti per monitorare l'immagine del governo: 70mila euro in tre mesi. Ma quanto piace al premier guardarsi allo specchio...

Ignazio Stagno
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Ogni mattina Enrico Letta si sveglia e c'è qualcuno che gli dice se ha una brutta cera, gli fa gli applausi se ha azzeccato una intervista o un provvedimento varato dal consiglio dei ministri, e se invece l'opinione è opposta, gli tira le orecchie e magari lo fischia pure. Lui accetta pure i fischi, tanto nessuno li sentirà mai: c'è il segreto di Stato su quelle approvazioni o disapprovazioni pubbliche. A fine giornata il premier può fare il bilancio, contare fischi e applausi e guardarsi meglio allo specchio, fare buoni propositi il giorno dopo. Tutti i giorni, sabati e domeniche comprese.  Ah, dimenticavo: fischi e applausi mica sono gratis. A fine giornata il presidente del Consiglio deve tirare fuori il libretto degli assegni e pagare il conto del più e del meno. Ogni giorno un assegno da 800 euro. Vogliamo essere precisi? Settecentoottantasette euro e 95 centesimi. Vogliamo un particolare in più, non di pochissimo conto? Il libretto degli assegni non è di Letta. Si appoggia su un conto corrente bene conosciuto, il più corrente che ci sia: presso la Banca  delle Tasche degli Italiani. È  infatti attingendo a quel conto che Letta si è impegnato a versare in tre mesi, fra ottobre e dicembre, ben 70.915,68 euro a due importanti istituti di sondaggio per monitorare l'immagine del presidente del Consiglio, del governo intero e il gradimento dell'azione di governo presso campioni scelti di popolazione. Pagnoncelli La commessa più appetitosa, per 47.556,63 euro, se l'è aggiudicata la Ipsos guidata da Nando Pagnoncelli, quello che ogni martedì sera fornisce a Giovanni Floris i sondaggi per Ballarò. Il contratto in questo caso è leggermente inferiore ai tre mesi, visto che riguarda il periodo 28 settembre- 13 dicembre 2013. In questo periodo Pagnoncelli si è impegnato a «costituire una community, composta da un gruppo di persone in numero di 50, che discuteranno on line sugli argomenti indicati in contratto, nonché degli argomenti che verranno di volta in volta indicati dalla presidenza del Consiglio dei ministri». All'articolo 2 del contratto è posto il vincolo di assoluta segretezza: «I risultati delle rilevazioni sono di esclusiva proprietà del committente e non potranno in alcun modo essere diffusi all'esterno». Anche se quei 50 danno pagelle ogni giorno, per quei 47 mila e rotti euro Pagnoncelli è obbligato a consegnare a Letta e al suo capo ufficio stampa solo quattro rapporti riassuntivi, anche via posta elettronica.  Due rapporti sono già stati consegnati il 14 e il 28 ottobre scorso. Gli altri due verranno consegnati il 25 novembre e il 13 dicembre, ultimo giorno di vigenza del contratto. Sono pagati dunque con la Banca delle Tasche degli Italiani, ma non sono messi a loro disposizione: se li tiene Letta in gran segreto.  Il secondo contratto - di importo più modesto, visto che la Banca delle Tasche degli italiani pagherà  “solo” 23.359,05 euro fra il primo ottobre e il 31 dicembre prossimo - è stato conquistato dall'Istituto Piepoli di Nicola Piepoli, altra grande firma della sondaggistica.  Piepoli In questo caso si usa un campione per sondaggi che l'istituto ha già e ha ribattezzato “Tableau de Bord”, composto da 2 mila maggiorenni in grado di rappresentare la popolazione italiana geograficamente, per sesso, età, titolo di studio e condizione professionale. Anche in questo caso i risultati dei sondaggi, che devono essere almeno uno al mese, restano segreti e «non potranno in alcun modo essere diffusi all'esterno».  Nel contratto c'è qualche particolare in più rispetto a quello con Pagnoncelli. Sono sette i temi delle domande suggerite da Letta per i sondaggi. Si va dal “giudizio sull'azione del governo”, al “rispetto del programma di governo” (censito per ogni argomento, dall'economia alla giustizia), alle “priorità percepite dai cittadini”, al giudizio degli stessi “sulle aspettative non realizzate”, al grado di notorietà delle “iniziative e dei provvedimenti del governo”, all'impatto sull'opinione pubblica delle “iniziative dell'Esecutivo e del Presidente del Consiglio dei ministri”, fino addirittura a capire attraverso quali singoli mezzi di comunicazione di massa passi meglio l'immagine del governo voluta dal committente. Anche se si citano vari argomenti amministrativi nel lungo elenco delle richieste, il titolo dato alla commessa per cui si è proceduto “in economia” (chissà se fosse stata in scialo assoluto), è proprio quello di monitoraggio della “immagine della presidenza del Consiglio e del governo”. Essendo segreti non sappiamo quanto vengano tenuti in conto da Letta e dai suoi ministri i rapporti di Piepoli e Pagnoncelli, ma se fossero decisivi è evidente che il potere “occulto” che avrebbero i due fornitori nel formare l'agenda di governo è micidiale. Per altro se l'opinione pubblica è quella che tocchiamo ogni giorno con mano andando a fare la spesa, salendo su un mezzo pubblico, leggendo gli scritti dei lettori (quindi assai furibonda), ecco svelato il segreto dell'immobilismo del governo in carica. Magari ne pensano qualcuna, poi in segreto si sentono dire che è una gran schifezza, allora meglio fare poco o nulla come è avvenuto in questo 2013. Così Piepoli e Pagnoncelli non danno più costose legnate al povero premier... di Franco Bechis

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