Pdl, se Alfano lascia, Berlusconi va all'opposizione
Il Consiglio Nazionale è alle porte. Mancano poche ore poi ci sarà la vera resa dei conti tra le colombe e i falchi del Pdl. Ma i concorrenti in campo nella battaglia finale di sabato sono tre. Da una parte ci sono le colombe, i governisti guidati da Angelino Alfano, dall'altra ci sono i falchi, i lealisti guidati da Raffaele Fitto e da Daniela Santnchè, e in mezzo c'è Silvio Berlusconi. Il quadro dello scontro è chiaro e le richieste dei contendenti sono ormai note. Le "truppe" in campo - I governisti chiedono a gran voce di restare in sella con Letta fino al 2015 mostrando lealtà al premier ma anche a Silvio votando contro la decdenza da senatore il cui voto è previsto per il 27 novembre. I falchi invece chiedono da tempo uno strappo netto senza mezze misure che porti gli azzurri fuori dalla maggioranza e li rilanci con la nuova Forza Italia. Un passo questo che secondo Santanchè, Fitto, Capezzone e Verdini può rilanciare l'immagine di Berlusconi che non accetterebbe il compromesso di governare con chi lo ha fucilato in Aula. Ma il Cav a quanto pare non pende per nessuna delle due parti. Anche durante l'ultimo vertice a Roma con Angelino Alfano, Silvio ha ribadito la sua idea: "Una scissione sarebbe un lago di sangue. Dobbiamo cercare di restare uniti. Soprattutto per il bene del partito". La proposta ad Alfano - Il Cav ha proposto ad Alfano un patto: a lui pieni poteri in Forza Italia, e ad Angelino un'assicurazione sulla vita del governo Letta. Il vicepremier non ha accettato lo "scambio" e così è stato subito impallinato da Raffaele Fitto che ha messo in guardia Silvio: "Devi cacciare via tutti i traditori". Insomma a quanto pare la tensione per l'appuntamento di sabato resta alle stelle. Il piano "b" del Cav - Così Berlusconi inizia a pensare ad un piano "b" nel caso in cui Alfano cerchi davvero lo strappo e molli del tutto il Pdl e Forza Italia. A quel punto Silvio potrebbe passare all'opposizione con il nuovo partito e attendere che Letta vada a sbattere sul muro delle tasse. Un governo che perde un alleato forte di maggioranza è già di suo molto debole. Ma con una manovra che inasprisce la pressione fiscale, l'esecutivo potrebbe non arrivare alla prossima estate. Il Pd a quel punto potrebbe staccare la spina e ribaltare i giochi. Ma in mezzo ci sono le elezioni europee. Il nodo europee - L'appuntamento è per maggio 2014. Una vetrina elettorale importante che può rimettere in discussione tutti gli equilibri dei partiti. Sarà un termometro per capire la solidità del Pd ma anche di Forza Italia, dei grillini, e dell'eventuale nuovo partito di Alfano. Se il governo diventa debole sul fronte fisco, ecco che a quel punto il Cav potrebbe ripresentarsi con Forza Italia come l'uomo forte del partito anti-tasse e fare il pieno alle europee. Intanto a quel punto per Berlusconi scatterebbe la pena dei servizi sociali per la condanna nel processo Mediaset. Scontati i dieci mesi di pena Silvio nel 2015 sarebbe ancora in pista e potrebbe correre anche per palazzo Chigi. Con un Alfano ormai perso per strada come un Monti qualunque e con un Pd che avrà abbondantemente bruciato Matteo Renzi. Insomma chi strappa potrebbe uscire di scena, ma Silvio resterebbe in campo.