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Sergio Mattarella, l'appello di Renato Farina: "Presidente, ci faccia tornare a votare"

Caterina Spinelli
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Gli ultimi accadimenti sul fronte di governo e maggioranza hanno sconcertato gli italiani a prescindere dai voti che esprimerebbero se gli fosse consentito. Persino a sinistra e tra i grillini, salvo chi si è spartito la torta del potere e i loro parenti stretti, adesso vedrebbero le elezioni come una liberazione. Tutti sconcertati e scontenti? Tutti no, tutti meno uno, a quanto pare: il presidente della Repubblica. Perché Sergio Mattarella lascia fare, e anzi si mostra seraficamente accondiscendente di fronte allo spettacolo da suburra che in fin dei conti coinvolge anche la massima istituzione? Non lo capiamo più. La Stampa, non smentita, dice che il capo dello Stato ha invitato il premier titubante «a non drammatizzare». Quando infatti Giuseppe Conte, meno impomatato del solito e forse con la pochette lievemente scomposta, si è recato al Quirinale sicuro di trovarsi davanti un Mattarella trasformato in Gorgone, con la canuta chioma ritta come una foresta di serpenti a sonagli, si è trovato invece di fronte un cherubino. Ma come? Renzi scotenna con nostro giubilo Zingaretti, gli taglia anche un braccio e fa uno scisma, e l' ordine è di «sdrammatizzare»? La condizione dichiarata dal capo dello Stato per lasciar tentare l' esperimento di una nuova maggioranza contro natura era stata la garanzia di stabilità, o ce lo siamo sognati? Bisognava perciò sostituire alla precarietà del contratto giallo-verde, una fusione di intendimenti, un' alleanza vera e propria tra fratelli. Non ha detto fratelli coltelli. O sì, e non avevamo capito? INSIEME CON LO SCOTCH Ed ecco che a Conte, pallido come un cencio, Mattarella ha regalato un altro pezzo di scotch per tenere insieme l' accozzaglia non più solo giallo-rossa ma anche rosa shocking a causa dell' aggiunta renziana. Un risotto di colori che se provate a mescolarli danno per esito quello che in Lombardia si chiama «trasù de ciòc», cioè vomito di ubriachi. Il dovere che Sergio Mattarella si sentiva addosso di lasciar verificare alle forze politiche la possibilità di una nuova maggioranza aveva un fondamento costituzionale. La nostra infatti è una democrazia parlamentare. Brutta finché si vuole, ma queste sono le sue regole. Esiste però un limite non scritto, ma che inerisce l' essenza stessa del decoro pubblico, come dice l' articolo 54 della Costituzione medesima. È vero infatti che la nuova maggioranza vuole abrogare i confini, ma forse non avevano avvertito il capo dello Stato che nel concetto fosse compresa anche la frontiera della decenza. Al Quirinale risiede una grande personalità saggia e sensibile, come è universalmente acclarato, e non saremo certo noi a spezzare l' armonia del coro universale. Figuriamoci se abbiamo la pretesa di insegnare alcunché a Sergio Mattarella, ma riteniamo sia dover nostro di riferirgli l' immenso disagio che i fatti recenti hanno seminato trasformando in generale quello che pareva essere un' amarezza confinata nell' ambito degli esclusi dal Conte bis. Siamo avvantaggiati, ci rendiamo conto, dal fatto di frequentare il bar per il caffè e di salire sui tram, cosa che ci imbeve degli umori che stiamo raccontando. Questo soprattutto dopo che mercoledì c' è stata una rottura clamorosa alla Camera a proposito del rifiuto della maggioranza dei deputati di voler consegnare agli arresti domiciliari l' onorevole Diego Sozzani di Forza Italia. I Cinque Stelle e il Partito democratico si erano accordati per farlo ammanettare, nonostante fosse un provvedimento vessatorio, oltretutto basato su intercettazioni furbescamente dichiarate casuali per aggirare la legge (un parlamentare non può essere, piaccia o no, intercettato, secondo Costituzione). Con ogni evidenza i renziani e altri loro affiliati presenti tra i dem, hanno rotto l' accordo. SI CHIAMA DEMOCRAZIA È stato detto minimizzando: non è una questione di politica ma un affare di coscienza. Ma la coscienza - e Mattarella potrebbe tenerci una lezione al riguardo - è ciò che dà forma alla politica, individua l' ideale e lo rende concreto. Ora è chiaro che su un tema decisivo come la giustizia la maggioranza non esiste, o almeno non è quella che regge il governo Conte-bis. Ora vogliamo escludere un Conte-tris che raduni centro-destra più renziani. Credo che quanto a duttilità la democrzia parlamentare abbia già dato abbastanza. Ecco, non restano che elezioni. Presto. L' unico motivo che - a detta del medesimo Renzi - giustifica il perdurare di questo collage demenziale che ci governa è di resistere fino all' elezione del prossimo capo dello Stato. E capiamo che esistano ragioni inconsce di benevolenza verso chi ti ha scelto e ti ha fatto ascendere al Quirinale. Ma questo vale una volta, due no. Elezioni per favore. Si chiama democrazia parlamentare non democrazia goliardica. di Renato Farina

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