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"Di Maio, aspetto un bambino". Osho, la più crudele vignetta su Salvini: è record

Maria Pezzi
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È il vignettista politico del momento. Bruno Vespa se lo è appena accaparrato per il suo Porta a Porta, ma Federico Palmaroli (#lepiùbellefrasidiosho, una firma diventata virale con oltre 930 mila seguaci su Facebook e più di 248 mila follower su Twitter) già lavora per il Tempo e per il Corriere della Sera. La sua storia ha un che di american dream. Lui è un impiegato romano di 46 anni che ha raggiunto il successo prima con la presa in giro del famoso santone indiano e poi, dal 2015, scegliendo di scherzare sulla politica. Nel 2017 ha anche vinto il Premio della Satira politica. Come è nata la collaborazione con Vespa? «Grazie al lavoro fatto col Tempo e col Corriere della sera. Mi hanno chiamato e chiesto di fare quello che faccio sulla carta stampata». Ma se dovesse spiegare in che cosa consiste il suo lavoro di vignettista a chi non la conosce, cosa direbbe? «Racconto i fatti della politica attraverso delle foto reinterpretate da me, attraverso dei dialoghi surreali». Cambia qualcosa il suo lavoro tra tv e carta stampata? «Il metodo di lavoro è lo stesso. Ma è ovvio, ma questo vale anche per i quotidiani rispetto alle mie pagine social, che in tv sono più contenuto con le espressioni colorite». Ha iniziato facendo vignette su Osho. Perché proprio il santone? «Perché ho pensato che un personaggio così spirituale potesse essere divertente farlo parlare con il linguaggio del volgo». Poi è passato alla politica. Perché? «La Fondazione che fa riferimento a Osho non ha gradito questa mia operazione. Allora ho deciso di cambiare e mi sono concentrato sull' attualità e sulla politica. È stata la mia fortuna, perché con lo stesso umorismo che usavo per le vignette di Osho ho potuto raccontare la politica sotto una altra chiave, proprio come fanno i vignettisti». Da dove nasce questo suo umorismo dissacrante? «Sono nato e vivo a Roma e ho un po' questo approccio scanzonato e dissacrante alla vita. Sono cresciuto con i film di Sordi e Verdone che mi hanno formato sul modo di scherzare». A proposito di Verdone. In un suo film (Compagni di scuola) c' è un personaggio (Piero Natoli) che è un disegnatore in preda alle ansie per dover pubblicare una vignetta ogni giorno. A lei succede? «Si. Spesso mi ritrovo anche io in quella situazione. È inevitabile sentire la pressione e questa può incidere sul tuo carattere e sul tuo modo di rapportarti agli altri e su chi sta vicino. Quel personaggio è esemplificativo di quello che vuol dire fare un tipo di lavoro di questo tipo». Come arriva l' ispirazione? «Molte delle cose nascono soprattutto da una capacità di cogliere certe espressioni dei miei genitori, o da dialoghi stereotipati colti in un negozio o sull' autobus. Credo di essere un buon osservatore e di saper cogliere bene spunti dalle scene di vita quotidiana». Come è la sua giornata tipo? «Durante il giorno sono un semplice impiegato. Ma già incomincio a pensare a quale può essere la chiave ironica da mettere in una vignetta. Finito di lavorare nel pomeriggio incomincio ad occuparmi di questo mio hobby. Che ormai è diventato più di un hobby. Non ci dedico neanche molto tempo, perché avviene comunque tutto dentro la mia testa ed è quello che stanca di più. Arrivo a fine settimana praticamente cotto...». Ci sono dei politici più facili da prendere in giro e chi? «Non proprio. Ma posso dire che il politico più è di lungo corso e più è facile dissacrarlo». Qualche nome? «Uno molto interessante è stato l' ex ministro del Tesoro, Tria. L' ho fatto diventare protagonista di una fantomatica sit-com dove veniva sempre bullizzato da quelli della commissione europea. Ma anche l' ex premier Gentiloni ha delle pose in alcune foto che sono spettacolari». E Di Maio e Salvini? «Per loro quest' estate mi sono inventato la metafora di un rapporto d' amore che si stava consumando. E in quel caso la chiave ironica ha funzionato molto». Perché le foto rispetto ad una vignetta? «Molto facile, non so disegnare...». Che ne pensa della crisi di governo estiva e del nuovo governo? «Salvini credo abbia fatto un grave errore politico. Al di là delle rassicurazioni politiche, sul fatto che dopo il suo strappo si sarebbe andati al voto, un politico esperto come lui avrebbe dovuto immaginare che si sarebbe fatto tutto all' interno dei Palazzi per evitare le elezioni. Rendendo possibile anche una alleanza contro natura come quella tra Pd e Cinquestelle». Per chi ha votato alle politiche del 2018? «Non ho votato perché non ero in Italia. Ma non sono un grande elettore a prescindere. I primi anni andavo alle urne, poi pur sapendo che siamo in una repubblica parlamentare ho visto che spesso gli accordi politici stravolgevano le espressioni di voto e e ho perso un po' di fiducia». La vignetta che ha avuto più successo nell' estate della crisi tra Lega e grillini? «Quella in cui Salvini telefona a Di Maio che scocciato gli risponde: "che c' è ancora?". E il leghista gli replica: "aspetto un bambino...". Ha avuto sette milioni di visualizzazioni». Novità per il futuro, continuerà con la politica? «C' è un progetto per animare Osho per dare una nuova vita al santone che tanto mi ha portato fortuna. Continuerò a fare satira e ironia sulla politica perché ogni giorno c' è materia su cui esprimersi». di Giampiero De Chiara

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