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Pierferdinando Casini sgancia la bomba atomica: "Fusione Pd-M5s, cosa si dice sul prossimo voto"

Giulio Bucchi
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L'inciucio Pd-M5s apre scenari inimmaginabili fino a poche settimane fa. Augusto Minzolini, nel suo retroscena sul Giornale, "intercetta" Pierferdinando Casini, il grande vecchio del Parlamento nonché sponsor dell'intesa giallorossa, quasi un padrino. Non a caso, il volpone Dc (eletto coi voti dem) vede e sogna un processo destinato ad aprire "grandi spazi al centro".  Leggi anche: Casini "padrino" dell'inciucio dà i voti. Il suo pagellone a crisi e governo "Pd e 5stelle sono destinati ad avvicinarsi, magari con una parte del Movimento, anche a fondersi, perché sono entrambi deboli - azzarda l'ex presidente della Camera con Silvio Berlusconi -. In Emilia, ad esempio, si voterà a novembre, prima della legge di bilancio. E lì Pd e 5stelle stanno ragionando addirittura su una possibile desistenza". Più che un cambio di prospettiva, un terremoto che ribalterebbe il terreno di gioco dei partiti. In questo quadro, anche Matteo Renzi sta calcolando con cura ogni mossa. I suoi lo pressano per fondare "il corrispettivo italiano della creatura di Macron o di Ciudadanos - nota ancora Minzolini - ma i tempi contano". Renzi rimanda tutto alla Leopolda, in autunno, ma il percorso è già tracciato: prima la creazione di nuovi gruppi parlamentari, poi la nascita di un nuovo partito. "È l'unico modo per prepararsi all'avvento del proporzionale e darsi una prospettiva", conclude Minzo, secondo cui il piano di Renzi "non prevede conseguenze traumatiche", né crisi di governo né elezioni anticipate. Prudenza: il grande centro si crea così, senza scossoni.

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