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Francesco Boccia ministro, subito stop all'autonomia. Salvini, disastro: colpo mortale a Lega e Nord

Giulio Bucchi
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Addio autonomia: Veneto e Lombardia, da questo governo, non l' avranno mai. Gli amministratori spreconi continueranno a dilapidare denari pubblici. I contribuenti del settentrione seguiteranno a foraggiare la Bassa Italia. Ci ha pensato il neo ministro Dem agli Affari Regionali e alle Autonomie, Boccia, a mettere la pietra tombale sulla riforma: «Questo governo può pacificare il Paese (a noi non risultano conflitti in corso, comunque, ndr). Mai come ora si deve ripartire dal punto di contatto che era stato trovato dal presidente dell' Emilia Romagna Bonaccini (il governatore Pd ha chiesto 15 competenze anziché le 23 degli omologhi Zaia e Fontana). Leggi anche: Al Quirinale con Boccia c'è anche Nunzia De Girolamo. Scollatura vertiginosa Si riparte dalla convinzione che il Nord ha bisogno di un Sud forte e il Sud ha bisogno di un Nord che si senta anche Sud». E ancora: «Questa storia delle autonomie è stata oggetto, e ostaggio, di una brutta propaganda politica». Avete letto bene. Boccia poteva tranquillamente dire: tarapia tapioco, prematurata la supercazzola, o scherziamo? Citando il conte Mascetti, quantomeno, si sarebbe accattivato qualche elettore. E invece no, il Boccia è andato dritto per la sua strada: «Viviamo in un Paese che ha bisogno che tutti prendano per mano le disuguaglianze, dobbiamo colmarle». Non ridurle: colmarle. Tutto come prima - Boccia, dunque, uscendo dal Quirinale dopo il giuramento ha dichiarato che il suo intento non è di lottare contro gli sprechi degli amministratori lazzaroni, bensì di costringere ancora quelli più virtuosi a ripianare i debiti altrui. Che bella la discontinuità evocata da Conte e Zingaretti! E guai a pensare che Boccia non faccia le cose per bene. Il ministro per gli Affari Regionali, con un certo piglio, ha garantito che sarà «un ministro che andrà nelle Regioni». Caspita! «Posso tranquillizzare tutti», ha tenuto a precisare gettando in realtà più di qualcuno nel panico, «andrò io sui territori e ascolterò le ragioni di tutti nell' interesse esclusivo del Paese e nel rispetto della Costituzione». Che sia la stessa Costituzione che sancisce il sacrosanto diritto di affrancarsi almeno parzialmente da Roma in determinati ambiti? Il leghista Zaia è stato tranciante: «Non abbiamo mai visto la proposta del governo finora. Ci sono più di 2 milioni 300 mila veneti che hanno votato per il nostro progetto, le dichiarazioni di Boccia non sono di certo rassicuranti. Sull' autonomia non faccio sconti, come non ne ho mai fatti a nessuno. Per me resta la priorità. Certamente il Nord non è rappresentato da questo governo». Rabbia leghista - Emblematico anche il commento del collega lombardo del Carroccio Fontana: «Anche un rappresentante del centrosinistra, il sindaco di Milano Sala, ha mosso delle obiezioni perché di questo esecutivo fanno parte alcune persone che si sono spese nella guerra Nord contro Sud, una guerra che, come sostengo da tempo, credo sia la cosa più deleteria da innescare. È difficile ottenere l' autonomia quando ci sono ministri che si sono sempre proclamati contrari, ma non molleremo di un millimetro». Il deputato e segretario della Lega lombarda, Grimoldi, ha etichettato come «lunari» le affermazioni di Boccia: «Ma da quale pianeta è sceso? Prima di parlare perché non va a leggersi i testi delle bozze di intesa depositati dalle tre Regioni?». Lombardia e Veneto, almeno fino a quando non si insedierà un governo diverso, continueranno a sborsare complessivamente una settantina di miliardi di residuo fiscale all' anno. I beneficiari saranno sempre gli stessi. Addio autonomia. In compenso arriverà presto un dettagliato piano di rilancio del Sud. Un libro dei sogni (o degli incubi, dipende dai punti di vista) fatto di opere che non vedranno mai la luce, di sperperi, regalie. E malaffare.

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