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Crisi, allarme Ue: “In Italia aumentate molto povertà ed esclusione”

Nel mirino dell'Ue il debito pubblico, la disoccupazione e la perdita di competitività. Ma il premier aveva assicurato: "La ripresa c'è ma non si vede"

Ignazio Stagno
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“Povertà e l'esclusione sociale sono aumentate in modo significativo”. L'Europa sconfessa Enrico Letta. E' durato poco l'entusiasmo per l'annuncio di Moody's, che ha alzato ieri le stime del Pil italiano. La Commissione europea ha rimesso "l'Italia tra i Paesi sotto osservazione". Bruxelles ha annunciato nel rapporto sugli squilibri macroeconomici la decisione di aprire “un'analisi approfondita” sull'Italia per i rischi connessi al persistere di squilibri come il debito elevato, la disoccupazione e la perdita di quote di mercato. L'avvertimento Ue arriva poche ore dopo le parole del presidente del Consiglio Enrico Letta, secondo cui “la ripresa nel prossimo anno è alla nostra portata anche se i dati ancora non si vedono“. Insomma l'Ue di crescita e ripresa in Italia ne vede ben poca. Il rapporto Ue è tutto lacrime e sangue. Rischio povertà -  La Commissione ha fatto sapere che “il debito molto elevato resta una vulnerabilità significativa, in particolare vista la prospettiva debole di crescita“, spiegando che mantenere un surplus primario elevato è importantissimo per mettere il debito su un terreno di discesa. La perdita di quote di mercato “resta significativamente sopra la soglia di guardia” e la performance dell'export “compete in modo sfavorevole rispetto a quelle delle economie avanzate”. L'allarme rosso arriva sul fronte lavoro. Allarme disoccupazione - La disoccupazione, che è aumentata e quella giovanile che resta “molto alta”, ha avvertito Barroso, sottolineando che “in Italia si cominciano a intravedere i primi segnali di ripresa ma si tratta di una ripresa molto fragile e per questo non si deve mettere a rischio il percorso delle riforme”.  ”Nonostante le misure già prese e quelle annunciate nel 2014, resta alta in Italia la tassazione sul lavoro e il capitale”, ha segnalato la Commissione Ue, mentre dopo l'abolizione dell'Imu si ritiene “cruciale il disegno appropriato di una nuova tassa”. Insomma la musica non cambia. L'Europa vuole farci crescere aumentando le tasse. Una ricetta infallibile. 

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