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Sergio Mattarella, i dubbi sul "negoziatore" Conte: governo in crisi prima ancora di nascere

Giulio Bucchi
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Il pressing del Colle e la frenata dei partiti. Sergio Mattarella, a sorpresa, lunedì pomeriggio emana un ultimatum ai partiti, nello specifico a Pd e M5s. "Entro le 19 risposte chiare": prima del secondo giro di consultazioni (che cominceranno martedì alle 16 e dureranno fino a mercoledì nel tardo pomeriggio, concessa mezza giornata in più del previsto) il Capo dello Stato chiede passi avanti seri nella trattativa. Di Maio e Zingaretti rispondono presente, vedendosi addirittura a Palazzo Chigi. Un segnale chiaro. Ma finisce lì, perché il leader grillino e il segretario dem si vedono per mezz'ora scarsa e poi proseguono in serata, tra fumate nere e grandi, improvvise frenate. Una svolta solo annunciata che irrita il Colle, così come il balletto sui nomi del premier (il bis di Giuseppe Conte), i suoi vice (Di Maio e Zingaretti, sì o no?) e i ministri (quanti del Pd? Quali conferme tra i grillini?).  Leggi anche: "Chi c'è dietro Conte": Antonio Socci profetico, cosa scriveva nel gennaio 2019 Tutti temi che hanno priorità assoluta rispetto ai programmi, con una manovra da far tremare i polsi che è la vera preoccupazione di Mattarella. Come dire, il presidente ha messo fretta, chiede serietà e i protagonisti la buttano in "caciara". La responsabilità ora sarà tutta sulle spalle di Conte, su cui i due contraenti sembrano aver trovato un punto d'intesa. Sarà lui il negoziatore per conto del Colle, sarà lui il garante della solidità, vera o presunta, del suo governo-bis. E su questo punto pesano i dubbi di Mattarella.

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