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Enrico Giovannini, il premier di Greta Thunberg: perché è favorito per Palazzo Chigi con il governo Pd-M5s

Giulio Bucchi
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Si aggirava ieri tra i padiglioni del Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione un osservato speciale, Enrico Giovannini, ex presidente dell' Istat, ex ministro, portavoce dell' Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) di cui è uno dei fondatori. Era lui, almeno fino al rilancio di Giuseppe Conte fatto ieri da Beppe Grillo prima e da Di Maio poi, il nome in pole position nella corsa per la carica di premier in caso di accordo tra M5S e Pd. Benvisto dai dem (fu responsabile del dicastero del Lavoro nel governo Letta) ma anche dai pentastellati, per la sua attenzione ai temi ecologisti (ha accompagnato Greta Thunberg durante la sua visita a Roma) e al reddito di cittadinanza, del quale è sempre stato un sostenitore pur con qualche distinguo.  Leggi anche: "Salvini ci distruggerà". Renzi terrorizzato, il messaggio per Zingaretti Ieri Giovannini ha offerto un garbato «no comment» in risposta a chi gli chiedeva se fosse disponibile a presiedere un esecutivo giallo-rosso, ma non ha risparmiato giudizi positivi sulla misura simbolo del M5S: «Abbiamo fatto un' analisi dell' ultima legge di Bilancio da cui sono emersi alcuni elementi positivi. Penso al reddito di cittadinanza, che dovrebbe ridurre la povertà, in particolare quella assoluta, non eliminarla». «Alla legge», ha aggiunto Giovannini, «manca una visione d' insieme, che disegni un percorso per l' Italia da qui al prossimo quinquennio e al 2030». Giovannini ha anche auspicato che la prossima manovra sia accompagnata da «una relazione illustrativa che valuti l' impatto rispetto agli obiettivi della sostenibilità». Se fosse lui il capo del nuovo governo non ci si aspetti comunque misure in deficit, come auspicato dalla Lega: «Il cuore della sostenibilità», ha precisato ieri, «è il rispetto tra le generazioni: l' Italia, e non solo l' Italia, ha violato sistematicamente questo principio, scaricando sulle generazioni future un enorme debito pubblico». L' ipotesi di un capo del governo donna rimane comunque in campo. È noto l' apprezzamento di Sergio Mattarella per Marta Cartabia, la giurista cattolica vicepresidente della Corte costituzionale. Meno probabile che la scelta cada su Paola Severino, avvocato, ministro ai tempi del governo Monti. Rimangono in corsa l' ex numero uno dell' Anticorruzione Raffaele Cantone, apprezzato da M5S e Pd, e il presidente della Camera Roberto Fico. Tutto questo, naturalmente, se l' accordo sarà tra M5S e Pd. Se invece dovesse ritornare in campo la Lega, il nuovo governo gialloverde potrebbe essere guidato da Luigi Di Maio.

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