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Rosy Bindi torna in politica, Zingaretti le offre un posto di lusso: certi governi non cambiano mai

Caterina Spinelli
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Se sono del Pd tornano sempre. E così c'è un posto anche per Rosy Bindi in caso di governo M5s-Pd. Uscita nel 2017 dalla scena politica per dedicarsi alla teologia, dopo 23 anni di Parlamento, cinque a Strasburgo, sei da ministro, quattro da presidente del Pd e tanto altro. La Bindi  - fa sapere Il Giornale - si è ripresentata davanti alle porte del Nazareno e, come ai vecchi tempi, ha iniziato a rilasciare interviste, illustrare la linea: "Adesso andiamo a verificare se ci può essere un'intesa con i Cinque stelle". Leggi anche: Bindi: "Il Pd deve essere sciolto, la sinistra va ricostruita" A volerla a tutti i costi è stato proprio Nicola Zingaretti che - come ha rivelato la Bindi - "ha ottenuto l'unanimità intorno al nostro segretario". A La7, ai cronisti dell'Aria che Tira, l'ex ministro ha anticipato che ci dovrà "essere discontinuità di programmi e persone", per intenderci, "niente Conte bis. Ma questo lo dite voi. Non fatelo dire a me". A qualcuno però il nome della Bindi non va tanto giù. Basta pensare al governatore del Pd, Vincenzo De Luca, che l'aveva definita "un'infame" salvo poi chiederle scusa. De Luca faceva riferimento a quella lista di impresentabili - in cui era stato inserito un giorno prima del voto da candidato governatore del Pd - una speciale creazione della Bindi. Eletta infatti nel corso della precedente legislatura presidente della commissione parlamentare Antimafia, la Bindi - prosegue il quotidiano di Sallusti - entrò così tanto nella parte da trasformare la commissione in un tribunalino assai rivoluzionario, con poteri di pena e grazia per quanto riguardava le candidature, comprese quelle dei suoi colleghi di partito. 

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